Se gli esperimenti su cavie animali e umane sollevano numerose obiezioni morali anche quando sono svolti per un fine nobile, come sviluppare nuovi farmaci, trovare cure per le malattie più gravi come tumori, SLA, AIDS o per studiare gli effetti delle radiazioni e delle radiofrequenze, pochi dubbi ci sono quando lo scopo finale di queste sperimentazioni è il profitto.
Ci si chiede, infatti, cosa ci sia dietro lo scandalo dei test effettuati – sulle scimmie prima e sulle persone poi – per conto delle Case automobilistiche tedesche Bmw, Volkswagen e Daimler.
«Verifiche sulla sicurezza degli operai» la prima, imbarazzata risposta. È davvero così?
Quando il New York Times ha raccontato la storia dei macachi chiusi in un locale di un laboratorio di Albuquerque, negli Usa, a guardare cartoni animati e respirare i gas di scarico di un Maggiolino Volkswagen e di un pick-up Ford è esploso lo scandalo degli esperimenti con le emissioni dei motori diesel. Cosa ha a che fare l’esperimento in New Mexico con la sicurezza di operai in Germania?
Probabilmente poco, visto che il progetto è nato nel 2007, quando le Case automobilistiche tedesche Volkswagen, Daimler e Bmw con il fornitore di impianti di alimentazione e centraline elettroniche Bosch hanno dato vita all’Eugt (European Research Group on Environment and Health in the Transport Sector). Scopo dei finanziamenti a questo ente era di effettuare ricerche per dimostrare il ridotto impatto sull’ambiente e sulle persone delle emissioni dei motori diesel.
Gli esperimenti svolti nel 2014 ad Albuquerque sui macachi dal Lovelace Respiratory Research Institute non simulavano la condizione di un operaio in catena di montaggio, ma piuttosto quella di un soggetto che respira aria inquinata dal traffico!
Venivano, infatti, messi a confronto gli effetti dello scarico di un motore Ford del 1999 e quelli di un motore Volkswagen del 2014, con l’intento di dimostrare quanto più innocuo per la salute fosse il propulsore tedesco diesel di ultima generazione. Risultati che non devono essere stati molto rassicuranti, visto che non sono stati mai pubblicati. E l’esplodere del dieselgate ha, poi, fatto passare in secondo piano tutto il progetto. Fintanto che non è riemerso all’attenzione dell’opinione pubblica grazie all’articolo del New York Times.
Sull’onda dell’indignazione pubblica per i poveri macachi, il giornale tedesco Stuttgarger Zeitung ha indagato sulle attività dell’Eugt e ha scoperto che all’ospedale universitario di Aquisgrana sono stati effettuati degli esperimenti su esseri umani esposti agli effetti dei gas di scarico. Per conto dell’Eugt.
Lo scandalo è esploso tardi per quanto riguarda l’Eugt, perché l’ente era già stato sciolto circa un anno fa, dopo la pubblicazione da parte del giornale tedesco Der Spiegel di un’inchiesta che rivelava l’esistenza di un cartello tra le Case automobilistiche tedesche. Ma l’impatto sull’industria è rilevante, perché dei cinque posti nel consiglio di amministrazione dell’Eugt, tre erano appannaggio delle Casa automobilistiche e il direttore operativo, il medico dott. Michael Spallek, era già stato dipendente della Volkswagen per dieci anni.
Va qui precisato, per correttezza di cronaca, che i risultati scientifici di questa ricerca (svolta tra il 2013 e il 2014) sono stati pubblicati senza destare scandalo nel 2016. E che, secondo la ricerca pubblicata, le 25 “cavie umane” sarebbero state sottoposte a emissioni di diossido di azoto di livello inferiore ai limiti consentiti per gli scarichi delle auto e compatibili, invece, con quelle che effettivamente si possono misurare negli ambienti di lavoro industriali.
Se le cose stanno davvero così siamo, quindi, di fronte a un paradosso: due esperimenti, di cui
- il primo, quello sulle scimmie, considerato dai più “moralmente lecito”, perché svolto su animali, ma condannabile perché aveva come fine quello di aggirare le norme a tutela della salute dei cittadini per ottenere un maggior profitto industriale;
- il secondo, quello con le cavie umane, forse accettabile se davvero finalizzato al miglioramento delle condizioni di lavoro, ma considerato “immorale” perché svolto su esseri umani.
La lezione che possiamo trarre da questa vicenda è quanto sia labile, illogica e pericolosa la distinzione fra uomini e animali quando si tratta di etica. Non ci può essere un’etica di serie A e una di serie B per i diversi esseri viventi. Diritti e dignità di tutte le forme di vita vanno rispettati e difesi. E non ci possono mai essere …“fini che giustificano i mezzi”!
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