Nel 2005, a livello mondiale, il numero di persone che vivono in centri urbani ha superato il numero di coloro che vivono in contesti cosiddetti rurali. Si stima, inoltre, che sebbene rappresentino solo il 5% della superficie terrestre, le città siano responsabili per il 70% del consumo di energia su scala mondiale e per l’emissione del 70% di gas serra. Non stupisce, quindi, che contrastare i cambiamenti globali facendo leva sulle città sia stata identificata come una priorità da parte di vari istituzioni, anche in virtù del fatto che il tasso di urbanizzazione continua a crescere, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. A tal proposito, in Cina è stato avviato un programma su larga scala per convertire diverse aree urbane da sorgenti di inquinamento a “spugne” che possano in parte assorbirlo e che possano accrescere la resilienza dei centri abitati contro le calamità naturali.
Da strade permeabili a tetti verdi
A partire dal 2015 un progetto pilota ha coinvolto 16 città cinesi per far sì che divenissero sempre più verdi e crescessero in armonia con l’ambiente circostante. Dopo un’esperienza traumatica legata allo sviluppo urbano selvaggio che spesso ha aggravato l’impatto di calamità naturali, quali le inondazioni, si è infatti deciso di adottare un approccio fondato sul concetto di infrastruttura verde. Tra i vari interventi vi sono la creazione di un manto stradale permeabile all’acqua, così che il naturale processo di infiltrazione possa continuare incontrastato e che le falde sotterranee vengano costantemente alimentate dalle piogge. Anche l’installazione di giardini pensili rientra nel programma di attuazione con l’obiettivo di assorbire parte delle sostanze inquinanti emesse dalle attività umane e di funzionare da isolante nei mesi più caldi dell’anno. Inoltre, ogni “città spugna” non solo è dotata di ampi giardini pubblici, ma anche di piccole zone umide che contribuiscono allo smaltimento di acqua in eccesso e che forniscono habitat rilevante alla biodiversità urbana.
Una colonia di spugne di difficile realizzazione
Contesti con diverse esigenze e caratteristiche topografiche altamente variabili rendono impossibile lo sviluppo di un approccio unico e standardizzato per la realizzazione di città spugna. Inoltre, sebbene tali città siano manifestazione concreta degli sforzi del governo cinese di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile e controllato, ancora rappresentano una piccolissima parte dell’intero tessuto urbano. L’attuazione degli stessi interventi in vecchie aree cittadine sembra di difficile realizzazione, il che significa che queste continueranno a essere fonti di inquinamento e fagocitatrici di energia. Tuttavia, il governo cinese sembra essere ambizioso in tal senso, puntando a un’adozione dell’approccio su scala nazionale e includendo, tra i vari obiettivi, quello del 70% di acqua piovana riutilizzata dall’80% delle città entro il 2030.
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