Al centro del Green Deal dell’Unione Europea c’è l’obiettivo di raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050. Ciò vuol dire che entro questa data i combustibili fossili, oggi ampiamente utilizzati per la produzione di energia, dovranno essere sostituiti con fonti pulite e meno inquinanti, come quelle rinnovabili.
Oggi, la maggior parte dell’energia rinnovabile consumata in Europa deriva dalle cosiddette bioenergie (circa il 57%) che, di conseguenza, rappresentano un contributo importante per il processo di decarbonizzazione europeo.
Nella definizione di bioenergia rientrano tutti i tipi di energia che hanno origine dalla conversione di fonti naturali – le biomasse – disponibili su base rinnovabile. Le bioenergie provengono da tre tipi di fonte:
- dalla legna, per il 70%, che derivano dalla gestione sostenibile delle foreste o da resti di lavorazioni industriali;
- dai resti agricoli, per il 20%;
- dai rifiuti, per il 10%.
La bioenergia è l’unica delle rinnovabili in grado di fornire calore, elettricità e combustibile per il trasporto. In Europa, il 70% è usato per il riscaldamento mentre il restante 30% è destinato equamente ai trasporti e alla produzione elettrica.
Perché la bioenergia è considerata “pulita”?
Utilizzare la biomassa come fonte energetica, come per esempio il pellet nella stufa per il riscaldamento, è effettivamente meno impattante per l’ambiente, ma più che “pulita” è meglio definirla carbon neutral.
Infatti, il suo beneficio alla decarbonizzazione è dovuto al fatto che quando la biomassa viene bruciata viene emessa CO2 in una quantità pari a quella che era stata assorbita da quella stessa biomassa (piante, alberi…) attraverso la fotosintesi. È come se venisse restituito quanto era stato prelevato in precedenza, evitando così di incrementare l’effetto serra.
Oltre la decarbonizzazione
La diffusione delle bioenergie può avere dei risvolti positivi anche per la gestione delle foreste, da cui dipendono. Poiché è necessario avere foreste “sane”, si incoraggia e promuove una loro gestione sostenibile, il che consente di renderle più resilienti, proteggendone la biodiversità.
Inoltre, l’uso di residui agro-forestali, industriali e dei rifiuti come fonte energetica, sostiene il riciclo e quindi l’economia circolare.
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