Siamo sempre più immersi in un mondo virtuale e iperveloce, fatto di informazione, bit, reti “intelligenti” (telefoniche, satellitari, Internet, bande più o meno larghe, ecc.) e computer. Un mondo che ci permette di lavorare “in remoto”, ovvero a distanza, e che in apparenza offre più vantaggi che svantaggi, a cominciare dal risparmio di alcune materie prime (carta = alberi) e dalla riduzione di alcune fonti di inquinamento (per esempio, quello prodotto dagli spostamenti in auto).
Ma è davvero così? Tralasciamo, infatti, i pur delicati temi legati al rispetto della privacy, al controllo individuale più o meno occulto, alle nuove forme di contaminazione ambientale (per esempio, i sempre più diffusi e potenti campi elettromagnetici dei vari sistemi 3-4-5G) e a un’informazione che troppo spesso non coincide con la verità, esiste una dimensione del problema che tocca aspetti di solito poco considerati, ma che si stanno rivelando sempre più preoccupanti per le ricadute sull’ambiente, sulla salute pubblica e addirittura sullo stato di aggregazione della materia stessa che costituisce il nostro Pianeta.
Una gigantesca richiesta di energia
Dietro la produzione sempre più accelerata di comunicazione digitale non vi è solo una quantità enorme di materie prime estratte e convertite per produrre computer, chips, telefoni, satelliti, fibre ottiche, ecc., ma anche una gigantesca richiesta di energia. Se, infatti, il petrolio, il carbone, l’acqua, il silicio, l’alluminio, il nichel, il rame, il cobalto necessari per sostenere il sistema digitale hanno raggiunto quantità ormai immense, è la loro conversione nelle cosiddette “particelle digitali” che sta cambiando la natura della materia sul nostro Pianeta.
In un interessante articolo di Mariella Bussolati si parla addirittura di una sorta di nuovo stato della materia, collegato appunto alla produzione dei circa 10 alla 21 (10 seguito da 21 zeri) bit ogni anno.
Tali bit non sono solo unità di informazioni, ma appunto energia e materia (ovvero atomi) aggregata in modo diverso. Tra l’altro se «si continuasse con gli attuali trend e assumessimo una crescita annuale del 20%, tra circa 300 anni il bit prodotti diventeranno più numerosi degli atomi della Terra e l’energia necessaria per tenerli in movimento sarà pari a 18,5 × 1.015 watt, ovvero il nostro attuale consumo totale mondiale di energia. Arriveremo a consumarne il 51% già nel 2030. Nel 2070 ci sarà almeno 1 kg di bit immagazzinato in qualche cloud per ciascuno dei nostri cellulari, computer e tablet. Se poi l’incremento fosse del 50% – una stima del tutto realistica se si tiene conto della crescita della popolazione e dell’aumento all’accesso alle tecnologie – arriveremmo tra 150 anni alla saturazione».
Da notare che questo esagerato e costante aumento di energia per produrre bit di memoria/informazione presenta fin da ora dei costi ambientali non indifferenti. Per esempio, anche solo inviando una semplice e apparentemente “pulita” e-mail da 1 megabyte, si emettono circa 19 grammi di CO2, tenendo conto sia del consumo energetico del pc, sia di quello dei server coinvolti nel traffico. Ovvero, con otto e-mail si inquina, a livello di emissioni di CO2, quasi quanto accade percorrendo 1 chilometro di strada in automobile (fonte: Ademe, l’Agenzia francese per l’ambiente e la gestione dell’energia).
Quindi, non pensate che non stampare più carta a favore di e-mail e documenti PDF sia del tutto indolore, a livello di costi ambientali!
Insomma, l’informazione digitale non è un concetto astratto e innocuo, se non per questioni etiche o morali, bensì qualcosa di assolutamente concreto, con effetti fisici ben misurabili e prevedibili. E un suo incontrollato e smisurato incremento potrebbe portare, per esempio secondo studiosi come Malvin Vopson della Scuola di Matematica e Fisica dell’Università di Portsmouth (Uk), a una possibile situazione di collasso, che si affiancherebbe a quelle climatiche, energetiche e demografiche già in atto.
Ecco, dunque, ancora una volta che le nuove generazioni di ambientalisti ma anche di politici e decisori saranno chiamati a difficili scelte che richiederanno non solo grande coraggio e competenza, ma anche una grande visione, ovvero la capacità di saper leggere per tempo scenari che oggi ci appaiono quasi fantascientifici.
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com