Comincia oggi con un giorno di anticipo sul programma la “21a Conference of the Parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change ( COP21 / CMP11 )” o, più semplicemente, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite.
L’inizio anticipato dei lavori offre l’opportunità di sfruttare nel miglior modo possibile il tempo disponibile per finalizzare i negoziati. La cerimonia inaugurale con i capi di Stato e di Governo si svolgerà come da programma domani, lunedì 30 novembre.
È questo il meeting più importante degli ultimi anni per ridurre le emissioni di gas serra allo scopo di contenere l’aumento della temperatura del pianeta entro il limite dei +2 °C alla fine del secolo, con riferimento ai valori dell’era pre-industriale.
Gli accordi preliminari di Bonn
A inizio ottobre l’Onu ha stilato le linee guida del vertice, discusse negli accordi preliminari di Bonn.
1. Negoziare un accordo universale in conformità con il mandato della Conferenza di Durban, che stabilisca regole e meccanismi di efficacia crescente per rimanere entro il limite dei 2 °C di aumento della temeperatura globale.
2. La presentazione da parte di tutti i Paesi del proprio contributo esercitato prima di COP21, per dare impulso all’iniziativa e dimostrare che tutti gli Stati stanno facendo progressi, in base alle proprie specifiche realtà nazionali.
3. Gli aspetti finanziari, che dovrebbero consentire di aiutare i Paesi in via di sviluppo e finanziare la loro transizione verso economie low-carbon entro il 2020.
4. Il rafforzamento degli impegni della società civile, delle organizzazioni non governative e dei partner dell’Agenda delle Soluzioni e della Lima-Paris Action Agenda, per dare il via ad azioni concrete prima dell’entrata in vigore degli accordi.
La posizione dell’Italia
Il ministro dell’Ambiente Galletti: “l’Italia sarà in prima linea a Parigi. Noi vogliamo tornare da Parigi con un accordo che colga l’obiettivo. Vogliamo che questo accordo sia vincolante e che sia monitorato periodicamente. A Parigi vogliamo salvare il pianeta, non è cosa da poco”.
Ottimismo sì, ma con moderazione…
Dalle dichiarazioni di intenti arrivano solo buone notizie.
Torna però alla mente il fallimento del vertice di Copenhagen del 2009, chiuso senza nessun accordo globale sul clima, a causa di divergenze politiche ed economiche.
L’atmosfera a COP21 è profondamente diversa e più favorevole: i diversi disastri ambientali, dalle siccità alle alluvioni fino alle migrazioni causate dai cambiamenti climatici hanno colpito indifferentemenete tutti, Paesi in via di sviluppo e industrializzati, evidenziando l’impellenza del problema. A Parigi si arriva anche con in tasca un accordo bilaterale tra Cina e Stati Uniti; nel 2015 si è sperimentata per la prima volta la possibilità di una crescita economica senza aumentare le emissioni da combustibile fossile; le fonti di energia rinnovabili stanno diventando competitive con i carburanti fossili.
Ma se l’ottimismo è d’obbligo, è altrettanto importante la cautela e l’attenzione al merito delle decisioni che verranno prese.
Se, infatti, l’Unione Europea auspica che a conclusione di COP21 venga siglato un accordo che contenga degli impegni vincolanti e verificabili per tutti gli Stati, più controversa è la posizione degli Stati Uniti, dove la presidenza Obama si confronta con l’opposizione al Congresso, che osteggia regolamenti e vincoli che frenino lo sviluppo economico e che è sostenuta dalle lobby del petrolio e del carbone.
John Kerry, capo del Dipartimento di Stato Usa, ha dichiarato al Financial Times che “l’intesa di Parigi non deve assolutamente essere un accordo internazionale giuridicamente vincolante”.
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