Il cambiamento climatico non è uguale in tutte le aree della terra. In alcune aree – i cosiddetti hot spot, punti caldi – la variazione avviene con maggiore rapidità, facendo osservare variazioni importanti nei valori medi, sia di temperature, che di precipitazioni.
Questo è quanto emerge dallo studio dei ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e e del clima e dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters, ha messo in evidenza gli hot spot del Pianeta.
Amazzonia, Sahel, Africa occidentale, Indonesia e Asia centro-orientale sono le aree del mondo più interessate dal cambiamento climatico. Tra i Mari, uno dei più coinvolti è, invece, il Mediterraneo.
I parametri presi in considerazione dai ricercatori sono differenti: la temperatura media; la precipitazione; la variabilità inter-annuale di temperatura media e precipitazione; la frequenza di stagioni con temperatura e precipitazione media più alta delle massime nel trentennio precedente e, infine, la frequenza di stagioni con precipitazione media minore della minima media stagionale nel trentennio precedente.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sono trasversali: si va dalla perdita della biodiversità alla minaccia della sicurezza alimentare per le popolazioni coinvolte.
“Il nostro lavoro si basa sui dati degli ultimi sessant’anni – ha spiegato Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Igg-Cnr) di Pisa – In generale tutte le regioni del Pianeta mostrano cambiamenti di temperatura significativi, ma i dati più allarmanti si riflettono negli hot spot. L’identificazione delle zone più sensibili dovrebbe servire a fornire risposte più mirati sulle aree dove è necessario intervenire il prima possibile”.