Risale al 1979 il rapporto scientifico che per primo denunciò il cambiamento climatico, sottolineando che le attività antropiche contribuivano all’aumento di CO2 in atmosfera. Si trattava del rapporto Charney, che esprimeva l’urgenza di agire subito senza aspettare che fosse troppo tardi. Tuttavia, quelle voci rimasero inascoltate e il documento venne dimenticato.
A distanza di 42 anni, i segnali del cambiamento climatico sono ben visibili e le prove scientifiche del contributo umano sono inequivocabili, come ribadito dal recente rapporto dell’IPCC, il gruppo intergovernativo che dal 1988 diffonde valutazioni scientifiche per comprendere i cambiamenti climatici. Grazie ai progressi scientifici, l’IPCC riferisce nel sesto rapporto (i) ulteriori prove sul contributo dell’uomo nel cambiamento climatico; (ii) quali potrebbero essere gli scenari futuri in base agli andamenti delle emissioni di CO2; (iii) quali sono i rischi e la necessità di adattamento.
Il contributo umano
L’IPCC riporta che le attività umane contribuiscono ad aumentare le emissioni di gas a effetto serra in atmosfera e di conseguenza la temperatura media terrestre. Rispetto al periodo 1850-1990, il ventennio 2001-2020 ha avuto una temperatura media più alta di 0,99 °C, mentre il decennio 2011-2020 più alta di 1,09 °C. Inoltre, tra il 2011-2020 l’area marina artica ha raggiunto il livello più basso dal 1850.
Grazie ai dati paleoclimatici l’IPCC delinea com’era il clima nell’era preindustriale e definisce un parametro importante, l’ECS (Equilibrium Climate Sensivity), che indica di quanto si innalza la temperatura in seguito ad un aumento di CO2 (in genere studia la variazione della temperatura considerando una quantità di CO2 doppia rispetto all’era preindustriale). L’ECS permette in breve di capire quanto può essere emesso per non superare determinate temperature. L’ultimo rapporto ha aggiornato l’ECS annunciato in passato, stabilendolo pari a 2-5°C, il che costringerà a rivedere quelle azioni politiche basate sulle soglie precedenti, (1.5-4.5°C) più basse delle attuali.
Gli scenari futuri
L’IPCC ha infine elaborato 5 possibili scenari futuri a seconda delle emissioni di CO2, ma segnala che in ogni caso la temperatura media continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo e che la soglia 1,5-2°C verrà superata nel 21° secolo a meno che non si riducano drasticamente le emissioni.
Il rapporto evidenzia che certe variabili climatiche rispondono lentamente all’aumento della temperatura e alcuni cambiamenti, specie quelli che riguardano oceani e ghiacciai, sono oramai irreversibili. Inoltre, viene sottolineato che più si innalza la concentrazione di CO2, meno efficaci diventeranno gli ecosistemi per assorbire anidride carbonica, rappresentando un’aggravante della situazione. Questo, infatti, costringerà a rivedere tutti quei meccanismi di compensazione climatica che si affidano proprio alla capacità degli ecosistemi di assorbire CO2.
Sono necessarie azioni urgenti, non solo per limitare i cambiamenti futuri, ma anche per adattarsi a quelli che già si stanno vivendo.
RIFERIMENTI
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