L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha oggi pubblicato una bozza aggiornata del documento di accordo che è attualmente in discussione a COP21, su cui i negoziatori stanno lavorando alacremente prima che il documento passi, la prossima settimana, nelle mani dei ministri dell’Ambiente dei Paesi partecipanti per le negoziazioni finali. Rispetto agli accordi preliminari di Bon non ci sono differenze di rilievo, ma l’aspetto più preoccupante è che mancano ancora termini concordati certi sui punti cruciali.
I 3 nodi principali ancora irrisolti
1. Da una parte c’è la richiesta dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici – sarebbero oltre 100 – di porre come obiettivo limite del riscaldamento globale il valore di +1.5 °C; dall’altra ci sono quelli più industrializzati che fanno fatica a immaginare come riuscire a stare entro i +2,7 °C senza impatti insostenibili sull’economia e sulla produzione industriale.
2. Continuano, inoltre, a “sfumare” i capitoli dedicati agli impegni vincolanti e ai meccanismi di verifica e sanzioni.
3. Gli aiuti economici e finanziari per i Paesi poveri, al fine di implementare la decarbonizzazione delle loro già sofferenti economie, sono ancora lasciati – per così dire – alla “buona volontà” di chi vorrà farlo. Il “Gruppo G77 + Cina”, un blocco che rappresenta 135 Paesi, ha chiesto che i più ricchi si impegnino a fornire risorse finanziarie a quelli in via di sviluppo che lottano contro il cambiamento climatico.
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