Mentre i negoziatori delle delegazioni nazionali sono silenziosamente all’opera per spianare la strada ai ministri dell’Ambiente chiamati a siglare l’accordo finale, si susseguono a Parigi gli incontri multilaterali del programma di COP21.
Africa
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha partecipato all’incontro dei leader delle nazioni africane. L’Africa gioca, infatti, un ruolo importante per il successo della conferenza sul clima, perché – come ha sottolineato Ban Ki-moon – “Il continente africano è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici. Gran parte della sua economia dipende da risorse naturali influenzabili dal clima; per esempio l’agricoltura sostenuta con irrigazione naturale. Le crisi nell’approvvigionamento di acqua e cibo pongono seri rischi non solo alle economie africane, ma anche alla stabilità politica, in particolare degli Stati più fragili”.
Nel corso del 2015 sono stati avviati due importanti progetti delle Nazioni Unite: la “Addis Ababa Action Agenda on Financing for Development” e la “2030 Agenda for Sustainable Development”, che puntano a spazzare via la povertà, combattere le ingiustizie e combattere i cambiamenti climatici.
Ban Ki-moon ha ricordato che “Con il crollo dei costi per l’energia solare e di altre fonti rinnovabili, molti Paesi africani si stanno muovendo velocemente verso un percorso più verde, che consenta loro, comunque, di rispondere alla crescente domanda di energia”.
Occorre fare di più
I leader di 43 Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici hanno chiesto di adeguare l’obiettivo della conferenza da +2 a +1,5 °C di aumento della temperatura globale. Per raggiungere questo risultato occorrerebbe azzerare entro il 2050 le emissioni da fonti fossili e adottare il 100% di energia rinnovabile. Questo traguardo è ben lontano da quanto ottenibile con gli impegni attualmente dichiarati al tavolo delle trattative. Secondo i calcoli degli esperti, infatti, pur sommando le promesse fatte da oltre 180 Stati partecipanti, la temperatura globale del Pianeta aumenterebbe comunque di almeno 2,7 °C.
Il paradosso solare
“Non possiamo più accettare il paradosso che i Paesi più irraggiati dal Sole… siano anche quelli con minore produzione di energia solare!”
Il Primo ministro indiano Narendra Modi ha lanciato un’alleanza fra 121 Paesi “battuti” dal sole, sia poveri sia ricchi, per incrementare in modo significativo la produzione di energia solare. L’alleanza ha generato una dichiarazione d’intenti per stanziare più di 900 milioni di euro di investimenti entro il 2030 per lo sviluppo massiccio di energia solare sostenibile.
“La maggior parte dell’umanità ha il dono di ricevere una generosa quantità di raggi solari per l’intero anno. Nonostante ciò, a questi stessi popoli manca ogni forma di energia. Il Sole può aiutare il mondo a muoversi su un cammino più sicuro” ha concluso Modi lanciando la International Solar Alliance.
Nello stesso discorso Modi ha, però, avvertito i Paesi ricchi che non possono impedire a quelli in via di sviluppo l’utilizzo di energia fossile per la loro crescita economica: “Abbiamo ancora bisogno di fonti energetiche convenzionali, dobbiamo cercare di renderle pulite, non di vietarle!”.
Il nuovo gruppo di Paesi include, oltre a Francia e India che ne sono promotori, anche nazioni africane, del Medio Oriente, Sud America e isole, per la maggior parte situati tra i due tropici.
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