Non so voi, ma personalmente l’aver trovato da qualche settimana un personaggio di riferimento serio sui temi scientifici legati al Coronavirus – come il nostro nuovo autore DocPG – mi consola e aiuta.
Così come accade quando un amico vero e affidabile ci elargisce i propri consigli.
Il perché è sempre lo stesso: esiste un’informazione che siamo abituati a sentire per radio o per televisione o sui giornali, che non sempre mira a farci capire, ma ha lo scopo di stupirci. Per questa ragione, un giorno sì e uno no, apprendiamo teorie contrapposte strillate come verità definitive, attraverso i titoli e i servizi dei media generalisti.
Gli studi, le ricerche e le ipotesi, anziché rimanere nelle stanze dei ricercatori, prendono spesso la via della comunicazione più frettolosa causando paure e incomprensioni in chi le apprende.
L’amico DocPG, a questo proposito, durante una tranquilla notte di guardia in ospedale rovista fra i quotidiani online e scopre un paio di articoli che riguardano la sua professione. Sembrano sconvolgenti verità, ma… sono esagerazioni giornalistiche. Scoprite perché e cercate, come sempre, di informarvi attraverso firme autorevoli in materia, come quella del nostro esperto infettivologo.
Buona lettura.
Pietro Greppi
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Coronavirus: riflessioni in una notte di guardia
Notte di guardia; i pazienti riposano, il pronto soccorso non ha ricoveri da inviare. È la prima volta dopo tante settimane che sto tranquillo nella mia stanza a leggere il giornale, o meglio a scorrere le notizie sui siti web dei giornali.
Titoli eccessivi o scandalistici
Il sito del quotidiano italiano più diffuso riporta due notizie, di segno opposto. Il titolo della prima è “A Brescia isolato virus meno forte. L’estate potrebbe andare meglio”. Il secondo titolo annuncia tragicamente: “Coronavirus, problemi respiratori cronici per il 30% dei guariti”.
L’ipotesi che esista un ceppo più buono di SARS-coV-2…
Il primo articolo parla dell’isolamento in un paziente paucisintomatico (cioè con sintomatologia lieve) di un ceppo di SARS-CoV-2 più “buono” degli altri. Isolare un virus in laboratorio significa riuscire a coltivarlo su colture cellulari in vitro; in pratica averlo vivo in una piastra di laboratorio e poterne sequenziare l’RNA. È una cosa molto più complessa della semplice positività di un tampone di routine e può essere fatto solo in un laboratorio di ricerca. In questo caso il ceppo di virus isolato si è dimostrato particolarmente lento nell’uccidere le cellule in coltura, da ciò l’ipotesi che sia più buono. Il dato è scientificamente importantissimo e merita la pubblicazione in una rivista scientifica, ma pubblicarlo con grande evidenza sulla stampa non medica porta il lettore ad ipotizzare che il virus buono soppianterà quello cattivo. Questo potrà anche succedere, ma per ora gli studi pubblicati su decine di migliaia di ceppi virali isolati nel mondo non mostrano alcuna tendenza alla comparsa di ceppi più buoni o più cattivi che possano prendere il sopravvento.
Il Mahatma e Adolf
Con una metafora piuttosto ardita potrei dire che la infinita varietà di ceppi di virus che si crea durante una pandemia può essere paragonata all’infinita varietà di individui che compongono l’umanità. Il fatto che Homo sapiens abbia espresso il Mahatma Gandhi e Adolf Hitler non significa che l’intera umanità sia molto cambiata nei secoli.
Le possibili gravi conseguenze
Leggendo il secondo articolo, quello dei danni polmonari permanenti nei guariti, si scopre che gli pneumologi nelle loro discussioni hanno ipotizzato che nel 30% dei pazienti guariti dalle forme più gravi di COVID-19 possano rimanere esiti fibrotici polmonari permanenti, che potrebbero avere gravi conseguenze sulla funzione respiratoria. Ovviamente non c’è ancora nessuna conferma di questo, ma il titolo è lì, lapidario e allarmante, e sembra riguardare tutti i guariti, non solo quelli che hanno avuto forme gravi di COVID-19.
Un nuovo mondo di paure
Questa pandemia è piombata sul mondo sconvolgendo tutte le nostre abitudini e le nostre certezze, portando la paura nel profondo del nostro cuore, paura fisica di ammalarsi e di morire e paura per il futuro da ogni punto di vista, a cominciare da quello economico, con lo spettro della disoccupazione che minaccia tante persone.
Tutti dobbiamo riflettere, a cominciare da noi medici che, portati al centro dell’attenzione mediatica, spesso comunichiamo risultati preliminari di ricerche o opinioni non dimostrabili. Quando parliamo fra di noi sappiamo “fare la tara” a quello che ascoltiamo, ma i nostri pareri sparati in prima pagina con titoli scritti per richiamare l’attenzione possono portare turbamento o alimentare speranze infondate nell’opinione pubblica.
Mi scuserete per questa imprevista riflessione notturna, prometto che riprendo subito a preparare il prossimo articolo, quello sulla terapia del COVID-19…
e-mail: DocPG1956@gmail.com
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