Cosa si nasconde dietro alla scritta “con Omega3” presente sulle confezioni dei mangimi per animali e degli integratori alimentari?
A svelarlo è una campagna di Greenpeace, che mostra come la corsa all’approvvigionamento del celebre “acido buono” stia distruggendo i mari dell’Antartide.
Gli Omega 3 sono acidi grassi essenziali considerati benefici per l’apparato circolatorio e il sistema cardiovascolare. Le fonti di origine animale sono costituite essenzialmente da pesci come sgombro, salmone, tonno, sardine, acciughe e da crostacei. In particolare, l’olio di krill – i gamberetti che rappresentano l’alimentazione primaria di balene e moltissimi altri abitanti degli oceani – è ritenuta una delle migliori fonti. Tuttavia, proprio la crescente richiesta di Omega3 sta causando pesanti ripercussioni sull’ecosistema marino.
Cos’è il krill e dove si trova
La pesca al krill è un settore redditizio e in piena espansione nell’Oceano Antartico. «L’industria della pesca al krill in Antartide si presenta con una faccia pulita, ma la realtà è diversa e alquanto torbida: è una lotta all’ultimo sangue per il cibo con specie che vivono in quell’area – ha detto l’associazione ambientalista –. I dati relativi al tracciamento dei pescherecci che pescano krill rivelano che alcuni tra questi si sono ancorati nei pressi di aree protette, oppure che hanno pescato nelle aree dove si alimentano pinguini e balene, sottraendo cibo agli abitanti del mare».
Ci sono poi altre attività dei pescherecci, come il trasbordo delle catture in enormi navi frigorifero, che vengono svolte mettendo in atto una lunga lista di violazioni: si va dalle carenze nella sicurezza a bordo agli standard inaccettabili di protezione ambientale per gli sversamenti di reflui e oli.
La petizione per dire stop
Per questo, Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere che la corsa al profitto non danneggi in modo irreparabile l’ecosistema antartico. L’obiettivo è quello di chiedere la creazione di un’area protetta, un santuario per cetacei e pinguini. «Con questa raccolta firme chiediamo alla Antarctic Ocean Commission, l’organismo internazionale incaricato di tutelare l’ecosistema marino dell’Antartide, di fare un passo in avanti nella protezione degli oceani – ha precisato l’associazione ambientalista –. Insieme possiamo fare pressione sui paesi membri, tra i quali c’è anche l’Italia, affinché sostengano la creazione di un santuario protetto nell’Oceano Antartico, un’area offl limits per i pescherecci industriali che saccheggiano l’oceano a caccia di krill».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com