Quando gettiamo i rifiuti tendiamo quasi a credere che questi spariscano nel nulla: niente di più falso.
La spazzatura che produciamo ogni giorno nelle nostre case avvelena acqua e terreni dall’altra parte del mondo.
Una delle mete di destinazione dei rifiuti è la Malesia, dove le aziende che si occupano dello smaltimento dei rifiuti lavorano anche plastica proveniente dall’Italia.
«Ci siamo recati in Malesia per un indagine sul campo e il quadro cui ci siamo trovati di fronte lascia poco spazio alla immaginazione – spiega Greenpeace che ha pubblicato il report Le rotte globali, e italiane, dei rifiuti in plastica –. In questa regione fabbriche prive di licenza bruciano rifiuti plastici provocando colonne di fumo altamente inquinanti responsabili non solo di impatti ambientali devastanti, ma anche di inevitabili conseguenze per la salute delle comunità locali».
A rischio la salute delle comunità locali
A rischio, infatti, c’è la salute delle popolazioni che quei rifiuti non li producono, ma che devono fare i conti, quotidianamente, con i danni causati dalla scorretta gestione delle fasi di riciclo e smaltimento.
«La situazione che abbiamo documentato in Malesia è inaccettabile e conferma, ancora una volta, che le nuove destinazioni dei rifiuti in plastica, inclusi quelli italiani, non sono in grado di trattare in modo appropriato questi materiali – aggiunge l’associazione –. Il prezzo più alto lo stanno pagando i cittadini asiatici; per evitare che esportazioni di materiali così problematici continuino, chiediamo al ministro dell’Ambiente Sergio Costa e agli altri ministeri competenti di intensificare i controlli sulle spedizioni in uscita dal nostro Paese e applicare concretamente le normative comunitarie vigenti».
C’è chi ha detto stop all’import di veleni
Intanto, c’è chi ha già detto basta all’import di spazzatura occidentale. È il caso della Cina, che a inizio anno ha annunciato di non voler più farsi carico dei rifiuti provenienti da altri Paesi. Come conseguenza allo stop all’import da parte della Repubblica Popolare Cinese, la tratta dei rifiuti ha tracciato nuove rotte.
Una delle privilegiate è diventata proprio la Malesia: secondo i dati di Greenpeace, a oggi lo stato asiatico importa circa il 20% degli scarti plastici spediti fuori dall’Unione Europea.
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