L’estate sta finendo e il coronavirus è ancora con noi.
Alcuni prevedevano che avrebbe dato tregua o che sarebbe scomparso, altri che sarebbe rimasto con noi con pochi focolai sparsi per il paese, ma nessuno aveva previsto il numero di contagi che abbiamo effettivamente avuto, né la risalita abbastanza ripida del numero dei casi a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.
La figura 1, tratta, come le successive, dal Bollettino epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità, mostra l’inizio di una seconda onda dalla metà del mese di agosto. Quest’onda, per ora, non sembra voler superare i 1500 nuovi casi al giorno, che è più o meno la cifra di nuovi casi giornalieri che si vedevano nei primissimi giorni del mese di marzo. Sappiamo tutti che nel marzo scorso il numero di casi si impennò con progressione esponenziale e in un paio di settimane i nuovi casi arrivarono ad essere più di 6000 al giorno.
Quella situazione è destinata a ripetersi?
Prima di rispondere osserviamo le altre immagini. La figura 2 mostra, da sinistra a destra, una serie di barre verticali, una per settimana, con la descrizione del tipo di casi. Le aree verdi e blu rappresentano i casi del tutto asintomatici o con pochi sintomi, mentre gli altri colori indicano i vari livelli di gravità della malattia. Risulta evidente che dal mese di maggio in poi i casi asintomatici, o lievi, rappresentano la larga maggioranza dei casi.
Fino ad aprile i casi erano sottostimati
Questo fatto ha portato diversi esperti a proclamare che il virus aveva perso pericolosità o era addirittura “clinicamente morto”. Queste affermazioni sono semplicemente sbagliate e non considerano alcuni fatti: nelle settimane drammatiche di fine febbraio, marzo e aprile gli ospedali furono travolti da un enorme numero di persone malate e il tampone diagnostico veniva fatto quasi esclusivamente a loro. I contatti dei pazienti non venivano rintracciati per mancanza di organizzazione e di materiali. In pratica il numero dei casi era largamente sottostimato e gli asintomatici e paucisintomatici, che esistevano anche allora nella stessa proporzione, rimanevano non diagnosticati a casa loro e non rappresentati in nessuna statistica.
Oggi i contatti vengono tracciati
Oggi i tamponi vengono eseguiti non solo sui soggetti con sintomi sospetti, ma anche sui contatti dei casi positivi (il cosiddetto contact tracing, il tracciamento dei contatti) e in un gran numero di soggetti considerati a rischio: si pensi a tutti coloro che stanno facendo il tampone di ritorno dalle vacanze o dopo matrimoni o altre occasioni di assembramento.
E ora osserviamo la terza immagine
La tabella della figura 3 rileva, in effetti, che nel mese di settembre i tamponi su casi sintomatici sono poco più di un quarto, mentre oltre i due terzi del totale dei tamponi eseguiti riguardano tracciamento dei contatti e screening di soggetti asintomatici.
Tiriamo le somme
In definitiva oggi riusciamo ad avere una rappresentazione esatta di quello che è il reale spettro di gravità della malattia, perché cerchiamo i positivi molto più attivamente e li andiamo a scovare sul territorio, ricoverando solo i casi più gravi. Quello che i cosiddetti “negazionisti” devono capire è che il virus è sempre il solito e anche se i casi letali sono intorno all’1% e quelli che richiedono terapia intensiva sono un 5%, se abbandoniamo le misure preventive e lasciamo correre il contagio potremmo ritrovarci in tempi brevi a rivedere scene che vogliamo dimenticare.
Le imprudenze estive e l’incognita scuola
Gli assembramenti estivi un po’ imprudenti – anche se inevitabili dopo i mesi di chiusura totale – hanno portato all’attuale salita dei contagi. Da pochi giorni è partita la sfida delle riapertura delle scuole e nelle prossime settimane ne scruteremo attentamente le conseguenze. I casi estivi sono stati prevalentemente giovanili e anche per questo meno gravi. Il contagio all’interno delle famiglie potrebbe mettere nuovamente a rischio gli anziani e i familiari fragili dei ragazzi.
Lo tsunami e la marea
È il momento di spiegare il titolo di questo articolo: i reparti di Malattie Infettive, di Terapia Intensiva, di Medicina Interna e di Pneumologia sono stati travolti nella scorsa primavera da uno tsunami che ha costretto tutti gli operatori a uno sforzo mai visto per contenere gli effetti imprevisti di una epidemia che ha colto il mondo impreparato.
Adesso stiamo assistendo con una sottile angoscia al lento salire di una marea. Nel mio ospedale dopo pochi giorni a pazienti COVID zero sono ricominciati i ricoveri, per ora pochi, ma già qualcuno anche in terapia intensiva. Per ora le misure di contenimento funzionano, sappiamo trattare i pazienti, il territorio funziona, ma abbiamo davanti autunno e inverno, che sono le stagioni favorevoli per questo tipo di infezioni.
A ciascuno il suo
Noi faremo ancora la nostra parte, ma ciascuno fuori degli ospedali faccia la sua.
Leggi qui il Bollettino ISS