Facilmente visibile dalla tangenziale di Napoli all’altezza della barriera di Pozzuoli, la fumarola di Pisciarelli è uno dei punti più monitorati della caldera dei Campi Flegrei. Secondo uno studio recentemente pubblicato da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del Dipartimento DiSTeM dell’Università di Palermo, nell’ultimo anno in questo sito si sarebbero registrate significative variazioni dei parametri geochimici e geofisici ed un’estensione della zona di degassamento. Tutti segnali che dovrebbero portare ad un potenziamento del sistema di monitoraggio in una delle zone vulcaniche più densamente popolate al mondo.
I risultati dello studio
Il team di ricerca ha combinato i dati di geochimica dei gas relativi a campagne di misura degli anni passati con quelli di nuove prospezioni effettuate nell’area a partire dal 2014.
I risultati sono stati poi confrontati con le pressioni del sistema idrotermale derivate da un modello termodinamico e con dati di sismicità e deformazione del suolo per avere una panoramica generale dell’andamento di tutti i valori misurati negli ultimi sette anni.
L’evoluzione temporale mostra un sincrono aumento di tutti i parametri geochimici e geofisici con un unico momento di “stasi”, avvenuto nel giugno del 2017, ed a cui ha fatto seguito una nuova intensificazione dell’attività. Considerevole la variazione del flusso di CO2 che dal 2012 ad oggi è aumentato di un fattore 3, così come l’idrogeno solforato (H2S) che nello stesso periodo ha mostrato un trend in continua crescita. I dati dei gas ben si correlano con la stima della pressione di equilibrio del sistema idrotermale che mostra un trend in crescita dal 2012 al 2017 (~ 1.4 bar/anno), poi in leggera breve diminuzione ed infine in forte aumento tra 2018 e 2019 (7 bar/anno).
La pressione stimata per il sistema idrotermale dei Campi Flegrei è di circa 44 bar e sta rapidamente aumentando. Coerentemente si è osservato un continuo sollevamento del suolo, nell’ordine degli 8.5 cm/anno, ed un aumento dell’attività sismica (circa 448 eventi sismici solo nell’ultimo anno). A questo si deve associare un visibile aumento di superficie della pozza in cui gorgogliano i gas, che nell’ultimo anno è passata da avere un’estensione di circa 40 m2 ad almeno 100m2.
L’evoluzione di tutti questi parametri sarebbe associata ad una massiccia risalita di fluidi vulcanici dal serbatoio profondo dei Campi Flegrei, con conseguente pressurizzazione del sistema idrotermale superficiale del vulcano a livelli mai osservati in tempi recenti. Secondo gli studiosi si tratta infatti dei livelli di degassamento, deformazione e sismicità più alti mai registrati da quando è iniziata la più recente crisi vulcanica dei Campi Flegrei ovvero nel 2005.
Il vulcano in città
La caldera dei Campi Flegrei è oggi una delle aree metropolitane più densamente popolate al mondo; in questo senso sembra iconico il panorama disegnato dal pennacchio della fumarola di Pisciarelli che svetta tra palazzi, abitazioni e campi sportivi, mentre il tipico odore di uova marce dell’idrogeno solforato riempie l’aria.
La fumarola, insieme al campo della vicina Solfatara di Pozzuoli, è il punto di rilascio superficiale dei fluidi vulcanici che risalgono lungo la crosta tramite faglie e fratture. Al contrario della Solfatara, situata sul fondo di un ampio cratere, l’area di Pisciarelli è situata in una stretta valle sui fianchi della struttura vulcanica ed è caratterizzata dalla presenza di ampie pozze di fango che raggiungono temperature di circa 90ºC e da un punto di emissione chiamato “Soffione”, apertosi nel 2009, da cui fuoriesce gas ad una temperatura di circa 115ºC.
L’incremento dei parametri geochimici e geofisici osservati a Pisciarelli dagli studiosi si inserisce nel contesto delle “crisi vulcaniche” dei Campi Flegrei, caratterizzate da ciclici episodi di pressurizzazione del sistema idrotermale da parte di fluidi magmatici che vengono dal profondo e che possono provocare il periodico sollevamento/abbassamento del suolo (bradisismo). Queste “crisi” potrebbero aumentare l’instabilità termica o meccanica dello strato superficiale del sistema di alimentazione dei Campi Flegrei, una condizione che potrebbe portare alla formazione di attività freatica (esplosioni di vapore e rocce in posto, senza il coinvolgimento di magma) nella zona di Pisciarelli. Per questa ragione, gli autori dello studio rimarcano la necessità di implementare ulteriormente il sistema di monitoraggio dell’area.
Rischio vulcanico
Attualmente il livello di allerta per i Campi Flegrei è giallo, come confermato durante l’ultima riunione della Commissione Grandi Rischi del 23 luglio 2019. Questi livelli, che vanno da verde (base) a giallo (attenzione) e poi ancora ad arancio (pre-allarme) e rosso (allarme), vengono dichiarati dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC) in accordo con la struttura di protezione civile della regione di riferimento e sentito il parere del settore Rischio Vulcanico della Commissione Grandi Rischi, sulla base delle fenomenologie osservate e delle valutazioni di pericolosità rese disponibili dai Centri di Competenza (es. Osservatorio Vesuviano dell’INGV). Secondo l’ultimo report disponibile redatto dal DPC – datato maggio 2019 -, nell’ultimo mese l’attività sismica è stata caratterizzata da eventi sismici di bassa energia con ipocentro a circa 2 km di profondità e localizzati sulla verticale dell’area Pozzuoli-Accademia-Pisciarelli.
Si conferma il costante trend di sollevamento dell’area, già rilevato in precedenza, mentre i parametri geochimici non hanno mostrato variazioni significative nel loro andamento, confermando comunque il trend in aumento registrato nell’ultimo periodo. Nessun allarme dunque e nessuna modifica sul livello di allerta che ai Campi Flegrei resta “giallo” ormai da dicembre 2012.
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