Gian Luca Gasca, piemontese di 30 anni, giornalista e scrittore di montagna, ci porta nel cuore del Parco dell’Etna. È il primo di una serie di trekking legati al suo progetto Linea 7000, teso a dimostrare che si può andare alla scoperta delle aree naturalistiche più belle d’Italia in maniera sostenibile, ovvero utilizzando solo mezzi pubblici.
Ogni mese Gian Luca ci farà scoprire alcune delle Aree Protette toccate dal Sentiero Italia CAI, un viaggio di 8 puntate in alcuni dei luoghi più belli dello Stivale che verranno raggiunti rigorosamente senza l’automobile.
di Gian Luca Gasca
Lo scenario è quasi lunare, ma c’è vita. Sulle evidenti colate laviche crescono piccoli licheni, i primi della successione vegetale che nell’arco di centinaia di anni andrà a ripopolare a’ muntagna, come i locali sono soliti chiamare l’Etna. Lo guardano con reverenza il vulcano che rilascia in continuo enormi sbuffate di vapore e che ogni tanto fa sentire la sua presenza attraverso il magnifico spettacolo dei parossismi. Gli ormai famosi eventi eruttivi che interessano i crateri superiori con la produzione di fontane e colate laviche, oltre a grandi colonne di cenere e fumi che si disperdono nell’aria.
Mentre avvicino il Sentiero Italia grazie alla ferrovia Circumetnea osservo fin da subito la chiara successione che caratterizza i suoi versanti. Dai rigogliosi boschi agli arbusti, fino a raggiungere le quote più alte dove il vulcano con la sua attività prende il sopravvento sulla vita.
Da Catania a Randazzo
Il viaggio da Catania dura un paio di ore e offre il tempo di godersi il panorama: da un lato l’Etna, dall’altra una distesa di pistacchi che si perde verso la pianura interrotta all’orizzonte dai dolci pendii dei Nebrodi e delle lontane Madonie. Quando il treno ferma a Randazzo sono praticamente già sul sentiero, non devo fare altro che iniziare a camminare. È molto affascinante questa possibilità di lasciare il mare a bordo di un treno, o un autobus, e ritrovarsi nel giro di qualche ora sui sentieri di montagna. Un unicum, quasi, nella Regione più grande d’Italia.
Da Randazzo a Monte Scavo
Il percorso del Sentiero Italia CAI attorno all’Etna ricalca quello della Pista Altomontana (sentiero n. 701) che circumnaviga le pendici del vulcano regalando la possibilità di ammirare la montagna nelle sue diverse sfumature. Perdersi è impossibile mentre si cammina sulla rumorosa cenere lavica. Il percorso – ben segnalato e senza grosse difficoltà, se non quelle dei circa 900 metri di dislivello – porta da Randazzo al bivacco forestale di Monte Scavo. Da qui, in modo quasi pianeggiante e con begli scorci panoramici, il cammino prosegue verso Sud, fino a raggiungere l’iconico rifugio Sapienza dove si ferma il mio cammino. Nella realtà l’itinerario continuerebbe lungo tutto il versante orientale del vulcano, per poi risalire verso Nord e andare a ricongiungersi con la direttrice principale del Sentiero Italia CAI, sui Monti Nebrodi.
Vita e morte sulle pendici del vulcano
In generale l’Etna ha imposto, con la sua attività, un continuo mutamento del paesaggio. Le specie vegetali che oggi lo abitano si sono adattate a queste condizioni in un incessante pendolare tra vita e morte. Molte delle varietà che si osservano camminando sui suoi versanti sono endemiche. I boschi, interrotti da lunghe lingue rocciose che si protendono verso valle, segnano profondamente la camminata. Sono le antiche colate laviche su cui, lentamente, sta ritornando la vita. Su alcune, le prime piante pioniere crescono già rigogliose, come la betulla dell’Etna, specie caratterizzata da lunghi fusti bianchi che possono raggiungere i 15 metri di altezza. La si incontra spesso dai 1300 agli oltre duemila metri di quota.
Degale, isole bischive salvate da dio
Ma a caratterizzare davvero l’Etna sono i faggi, alberi che raggiungono le altitudini più elevate sui fianchi del vulcano. Li si nota in modo evidente quando si guarda verso l’alto, dove il contrasto tra il verde delle piante e il nero della lava esalta i piccoli boschi. Sono le dagale, termine che deriva dall’arabo “dag allah” – salvata da dio – e indica delle isole boschive risparmiate dalle colate laviche, almeno per ora. In futuro una nuova eruzione potrebbe portarsi via tutto per poi lasciare che sia il tempo a riportare la vita sulla montagana.