Sarà al MAST, a Bologna, fino al 19 settembre la mostra Displaced, prima antologica del fotografo irlandese Richard Mosse.
Con 77 immagini in grande formato, due monumentali videoinstallazioni immersive e un grande video wall, la mostra ripercorre le tappe del percorso di Mosse a partire dai suoi primi lavori focalizzati sui conflitti umani e realizzati in Bosnia, in Kosovo, nella Striscia di Gaza e lungo la frontiera fra Messico e Stati Uniti.
Arrivano, invece, dalla Repubblica Democratica del Congo, regione del Nord Kivu, dove viene estratto il coltan, minerale altamente tossico, le successive immagini della serie Infra.
Scattate con una pellicola sensibile ai raggi infrarossi, che registra la clorofilla presente nella vegetazione, trasfigurano la lussureggiante foresta pluviale congolese in uno splendido paesaggio surreale dai toni del rosa e del rosso.
Migrazioni
Dal 2014 al 2018 Mosse si è concentrato sulla migrazione di massa e sulle tensioni causate dalla dicotomia tra apertura e chiusura dei confini, compassione e rifiuto, cultura dell’accoglienza e rimpatrio, recandosi nei campi profughi di Skaramagas in Grecia, Tel Sarhoun e Arsal in Libano, Nizip I e Nizip II in Turchia e nell’area dell’ex aeroporto di Tempelhof a Berlino. Dove ha realizzato la serie fotografica Heat Maps e la video installazione Incoming impiegando una termocamera che consente di “vedere” le figure umane fino a una distanza di trenta chilometri, di giorno come di notte.
Pianeta Amazzonia
Nei lavori più recenti, Ultra e Tristes Tropiques, realizzati tra il 2018 e il 2020 nell’Amazzonia brasiliana, Mosse sposta l’interesse dai conflitti umani alle immagini della natura e affronta il tema del cambiamento climatico e dei danni ambientali causati dall’intervento dell’uomo sulla natura.
In Ultra, con la tecnica della fluorescenza UV, scandaglia il sottobosco, i licheni, i muschi, le orchidee, le piante carnivore, trasformandoli in uno spettacolo pirotecnico di colori fluorescenti in cui la biodiversità viene descritta minuziosamente per mostrarci la ricchezza che rischiamo di perdere.
Tristes Tropiques documenta invece, con la precisione della tecnologia satellitare, la distruzione dell’ecosistema a opera dell’uomo. Fotografie di denuncia scattate lungo “l’arco del fuoco”, nel Pantanal, il fronte di deforestazione di massa nell’Amazzonia brasiliana, che come mappe rilevano le tracce del fuoco che avanza lungo le radici delle foreste, gli effetti dell’allevamento intensivo e delle miniere illegali per l’estrazione di oro e minerali.
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