Se i limiti relativi alle emissioni inquinanti dei motori diesel fossero stati rispettati dalle case automobilistiche, in Italia le morti riconducibili alle emissioni sarebbero state 1.560 anziché 2.810.
È questo quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto meteorologico norvegese e l’istituto internazionale Iiasa e provenienti da Austria, Norvegia, Svezia e Olanda e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters.
Evitabili metà dei decessi
La ricerca ha calcolato le morti premature legate all’inquinamento avvenute in alcuni stati europei a partire dal 2013. Quello che emerge è il profondo impatto che i veicoli con motore diesel hanno avuto: se le effettive emissioni di ossidi di azoto fossero state quelle dichiarate dai produttori, oltre la metà delle morti sarebbe potuta essere evitata.
Gli stati più colpiti
Il Paese più colpito è stato l’Italia, seguito dalla Germania: qui le morti complessive causate dall’inquinamento atmosferico sono state 2.070, e quelle legate ai motori diesel 960. Tra gli stati con la popolazione maggiormente esposta ci sono anche la Francia, che nel 2013 ha fatto registrare 1.430 morti delle quali 680 evitabili, e la Gran Bretagna, con 640 morti dei quali 320 legati direttamente alle emissioni dei motori diesel.
Lo stato meno colpito dell’Unione Europea è invece l’Ungheria, con “solo” 190 morti, di cui 90 causate delle emissioni di azoto.
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