Quando dieci anni fa, durante un’intervista, il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi spiegò che un bagno ogni 10 giorni è più che sufficiente, la notizia fece un certo scalpore. Niente a che vedere, tuttavia, con le abitudini dello scrittore Mauro Corona che ha dichiarato di lavarsi non più di una volta al mese e di cambiare la propria biancheria ogni 2-3 settimane. Ora, però, quelle che potevano sembrare delle bizzarrie isolate stanno prendendo sempre più piede tanto che negli USA è diventata una vera e propria tendenza, con tanto di nome: unwashed. Brad Pitt, Johnny Depp e Russel Crowe sono solo alcune delle celeb che hanno detto addio alle docce quotidiane.
«In passato c’è chi mi ha preso in giro per la mia scelta di lavarmi poco, ma in questi anni tanti mi hanno scritto per farmi i complimenti e dirmi che ho ragione – ha detto Pratesi al Corriere della Sera –. Se sei sano e vivi una vita semplice qualche doccia in meno non è un problema»
Ritorno al passato
Ai più questa inversione di tendenza sembrerà un ritorno ai tempi andati, eppure non bisogna andare troppo indietro negli anni. Il rito della doccia quotidiana è un’abitudine recente – solo pochi decenni fa ci si concedeva un bagno solo di sabato – e dettata dagli stili di vita moderni.
Tra ambientalismo e salute
Secondo i portabandiera di questo movimento, lavarsi meno avrebbe numerosi effetti positivi. Innanzitutto sull’ambiente, dal momento che una doccia della durata di 10 minuti consuma mediamente 50 litri d’acqua. Che, moltiplicati per i 365 giorni dell’anno, fanno ben 18.250 litri a testa solo per la pulizia del corpo.
L’abitudine di lavarsi meno ha trovato anche il plauso di alcuni dermatologi, che indicano come lavaggi frequenti e l’uso massiccio di prodotti chimici danneggerebbero la pelle, esponendola a irritazioni.
Il film idrolipidico che ricopre il nostro organo più grande ha una funzione ben precisa, quella di tenere naturalmente idratata la pelle, e i bagni troppo frequenti avrebbero la sola conseguenza di danneggiarlo.
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