Nel 1891 a Trinil, sull’isola di Giava, una scoperta avrebbe per sempre cambiato la storia dell’antropologia e degli studi sulle origini dell’uomo: lungo le sponde del fiume Begawan Solo vennero riportati alla luce una calotta cranica, un femore e alcuni denti appartenuti a una antichissima specie di ominide che venne battezzata Uomo di Giava, Pithecanthropus erectus. Il misterioso animale, come lo stesso nome scientifico suggeriva, aveva postura eretta e appariva come una sorta di forma di transizione tra l’uomo moderno e le scimmie antropomorfe.
Successivamente la specie venne rinominata Homo erectus e divenne uno dei principali oggetti di studio dei paleoantropologi. La scoperta di questi fossili e di quelli dell’Uomo di Pechino, altri resti di Homo erectus trovati vicino alla capitale cinese, rafforzarono la teoria “Out of Asia”, secondo cui l’uomo moderno avrebbe avuto origine in Asia (e non in Africa, come ritenuto oggi da gran parte della comunità scientifica).
Lo scienziato che riuscì nell’impresa, l’olandese Eugène Dubois, ottenne questo risultato grazie a una straordinaria tenacia. Il governo olandese gli aveva inizialmente negato i fondi necessari per scavare e allora, per potersi comunque recare in Indonesia, si arruolò nelle truppe olandesi come medico militare. Nessuno fino ad allora era mai riuscito nell’impresa di trovare resti di antichi progenitori dell’uomo se non per puro caso: una ricerca mirata sembrava impossibile da realizzare. Dopo anni di scavi senza successo a Sumatra e dopo che, finalmente, il governo olandese gli assegnò un team di collaboratori, arrivò la straordinaria scoperta a Giava. Dubois definì la specie come un “anello mancante”, una forma di transizione tra l’uomo moderno e le altre scimmie. In particolare, sostenne che poteva esserci una parentela diretta tra questo esemplare e i moderni gibboni, scimmie del Sud-est asiatico che utilizzano saltuariamente la postura eretta. Oggi sappiamo che in realtà questa stretta affinità non c’è e che l’espressione “anello mancante” è del tutto sbagliata: gli organismi viventi non vanno classificati in una scala dal più primitivo al più evoluto, dato che queste definizioni non hanno senso. È corretto invece inserirli all’interno di un albero della vita in cui ci sono alcuni rami che si sono formati prima e altri dopo, molti si sono “seccati” con le estinzioni e altri continuano a crescere con le specie viventi.
Ciononostante, ancora oggi la scoperta di Dubois viene celebrata come uno dei più importanti traguardi dell’antropologia moderna.
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