Un gruppo internazionale di studiosi ha osservato attorno a HL Tauri, una stella nella costellazione del Toro, una quantità d’acqua pari ad almeno tre volte quella degli oceani terrestri in una regione in cui possono accumularsi gas e polvere, avviando così il processo di formazione planetaria.
Grazie alle straordinarie capacità di ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), un radiointerferometro di cui è partner ESO (European Southern Observatory) che si trova a 5.000 metri d’altezza nel deserto di Atacama, in Cile, è stato possibile scrutare nella parte interna del disco di polveri e gas che ruota attorno alla stella HL Tauri, a 450 anni luce dal nostro pianeta.
Nella foto in alto, una vista impressionante del sistema stellare multiplo XZ Tauri, della sua vicina HL Tauri e di diversi giovani oggetti stellari vicini, catturata dal telescopio spaziale Hubble.
© ESA/Hubble and NASA/Judy Schmidt
I risultati dell’indagine mostrano la presenza di una grande quantità di vapore acqueo distribuito in modo stabile in una regione precisa: una configurazione che offre le condizioni ideali per il processo di formazione dei pianeti, proprio come accadde 4,5 miliardi di anni fa nel nostro Sistema Solare.
«Fino a oggi non era mai stato possibile mappare il modo in cui l’acqua è distribuita all’interno di un disco “protoplanetario”, ovvero nelle regioni simili a dove presumibilmente si sono formati i pianeti del nostro Sistema Solare e dove si stanno formano altri sistemi planetari» dice Leonardo Testi, professore al Dipartimento di Fisica e Astronomia (DIFA) “Augusto Righi” dell’Università di Bologna.
«Con questo studio siamo riusciti non solo a individuare la presenza di una grande quantità di acqua in forma gassosa, ma anche a catturare immagini dettagliate che ci hanno permesso di misurare la distribuzione del vapore acqueo in una regione di formazione planetaria a 450 anni luce da noi» prosegue il ricercatore.
Le molecole d’acqua sono un ingrediente fondamentale per la nascita di sistemi di pianeti. Di particolare rilevanza è la cosiddetta “frontiera della neve”, la distanza dalla stella dove l’acqua evapora dai ghiacci. I modelli teorici prevedono infatti che in questa zona i granelli di polvere stellare si aggreghino più rapidamente e sia favorita la crescita degli embrioni che andranno poi a formare i pianeti.
Non è però affatto facile riuscire a osservare da Terra la presenza di acqua nelle regioni di formazione planetaria, a causa dell’assorbimento dovuto alla grande quantità di vapore acqueo presente nell’atmosfera terrestre. Per superare questo ostacolo, gli studiosi si sono affidati alle straordinarie capacità di ALMA.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Astronomy con il titolo “Imaging the water content of the inner astronomica units of HL Tau”. Per l’Università di Bologna ha partecipato Leonardo Testi, professore al Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi”.
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