La presenza dei cinghiali, nel Lazio, ormai è diventata un problema. Gli animali – sempre più di frequente – vengono ripresi a ridosso dei centri abitati, dove si recano alla ricerca di cibo. Sempre ai cinghiali è imputata la distruzione delle colture, con pesanti ricadute economiche.
La chiamata a raccolta di Coldiretti
L’allarme è stato lanciato da Coldiretti. In una nota, l’associazione di categoria ha chiamato raccolta tutti i sindaci del Lazio, al fine di studiare un piano di contenimento per questa specie. Secondo Coldiretti, la presenza dei cinghiali nei paesi rappresenta una minaccia e un’emergenza di interesse collettivo.
Oltre a ciò si sommano i danni causati alle colture con la devastazione di campi di mais, verdure, vigneti e noccioleti. Coldiretti ha poi ricordato come i danni causati dalla fauna selvatica al sistema agricolo regionale superino i tre milioni di euro all’anno.
Le soluzioni alternative
L’unica via, allora, è quella di imbracciare le doppiette? Secondo la Lega anti vivisezione, la proposta avanzata dall’Assessore all’agricoltura della Regione Lazio, Carlo Hausmann, di ampliare il periodo di caccia al cinghiale e valorizzazione la carne di questi animali incrementerebbe ulteriormente la psicosi ammazza-cinghiali dei cacciatori. «Ciò che serve non è l’ulteriore incremento del potere dei cacciatori, bensì serie politiche regionali che prendano finalmente atto del fallimento dell’approccio venatorio alla soluzione dei problemi generati dalla convivenza delle attività umane nelle aree frequentate dagli animali selvatici», ha spiegato Massimo Vitturi, responsabile Lav – Area animali selvatici.
Anche l’Enpa si è detta estremamente contraria agli abbattimenti. «Sostenere che gli abbattimenti sono funzionali a prevenire danni presunti ed eventuali problemi di convivenza con i selvatici è una favola a cui credono, per ovvi motivi, soltanto i cacciatori – ha spiegato Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica -. Sono più di 20 anni che si spara agli animali con il pretesto di diminuirne il numero eppure ci troviamo sempre a fare i conti con allarmi circa presunte emergenze demografiche. Il Piano di contenimento proposto dalla Regione Lazio è arcaico e antiscientifico».
Secondo le associazioni i metodi alternativi non mancherebbero. «La priorità va data ai metodi ecologici e alla messa in sicurezza delle strade, oltre che al controllo della compravendita dei cinghiali via web e a un progetto per il controllo della fertilità degli animali», ha suggerito l’Enpa.
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