C’è chi sobbalza quando gli si chiede se è capace di vendere. Inteso in senso commerciale. Ho visto persone intelligenti e brillanti che di fronte a questa domanda trasecolano e prendono le distanze da un termine tanto volgare, da sembrare una parolaccia: “No, posso fare di tutto, ma sono completamente incapace di vendere…”.
Eppure ciascuno di noi, sin da piccolo, è portato a vendere se stesso: la propria simpatia, forza, bellezza, cattiveria… per conquistare i propri genitori o amici, oppure per affrancarsi da loro.
Muoversi in un certo modo, quale che sia, è porgere sé stessi in quel modo. E non significa proporsi? Vendersi per ottenere il giudizio desiderato da parte del prossimo?
Inconsciamente – qualcuno, invece, molto consciamente! – ci si propone con tecniche diverse per colpire l’obiettivo prescelto.
Ciò è tanto più vero quando si mira a conquistare qualcuno. Puliti, lavati, stirati… per amor proprio? Anche, ma lo si fa soprattutto per lui, per lei, per far colpo.
In Natura succede la stessa cosa. Un esempio per tutti: la ruota multicolore che il pavone maschio mette in mostra per conquistare la femmina.
Ho voluto parlare del vendersi e del vendere e so che l’argomento può essere oggetto di analisi ben più profonde da parte di chi studia seriamente le sfaccettature dell’essere umano.
Ma questo piccolo fenomeno della “incapacità di vendere” da alcuni – ostentata con ribrezzo e distanza – mi ha sempre fatto sorridere.
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