La produzione di uova non comporta l’uccisione diretta degli animali impiegati nella filiera. Eppure, proprio come accade per il latte, si tratta di una forma di allevamento non dissimile da quella della carne, basata sullo sfruttamento animale.
56mila galline in un unico capannone
L’associazione Essere Animali ha condotto un’indagine sotto copertura in uno dei più grandi allevamento di uova del nostro Paese. Le immagini raccolte dalle telecamere nascoste sono documenti unici che per la prima volta svelano davvero come sono prodotte le uova.
Nel 2018 in Italia sono state allevate 38,9 milioni di galline per una produzione di 12 miliardi di uova, di cui circa la metà provenienti da sistemi in gabbia.
«L’allevamento in gabbia è consentito, ma è brutale – spiega l’associazione –. Per legge ogni gallina dispone di soli 750 centimetri quadrati, uno spazio poco più grande di un foglio da fotocopie, in cui non riesce nemmeno a distendere le ali. La quasi totale immobilità, la mancanza di luce naturale e lo sfregamento continuo con il pavimento e le sbarre di ferro provocano agli animali problemi alle articolazioni, anemia e perdita delle piume. Le condizioni degli allevamenti in gabbia sono così anguste, che le galline vengono mutilate del becco, per evitare che si uccidano fra loro per lo stress».
Animali uccisi a bastonate
Il filmato mostra anche il trattamento riservato agli animali malati, spesso gettati ancora vivi in cumuli di cadaveri o uccisi a bastonate.
«Il nostro investigatore ha documento casi di galline uccise a bastonate – prosegue l’associazione –. La legge consente l’abbattimento d’emergenza di un animale malato e il colpo di percussione alla testa è un metodo ammesso per le specie avicole ma, tuttavia, questo deve essere effettuato da persone con un’adeguata formazione e in modo da non causare agli animali sofferenze evitabili. In questo allevamento il personale, dopo aver colpito le galline con metodi improvvisati, non ne controlla nemmeno l’avvenuto decesso».
È stata presentata una denuncia
Per questo motivo, l’associazione ha presentato denuncia alle autorità competenti, al fine di verificare se quello che avviene in uno dei più grandi allevamenti italiani per la produzione di uova possa essere definito del tutto regolare.
«Abbiamo sporto denuncia alla stazione dei Carabinieri Forestali di competenza – conclude l’associazione –. A seguito di quanto filmato, chiediamo che venga riconosciuto il reato di maltrattamento di animali».
L’organizzazione, inoltre, ha chiesto inoltre di verificare la tipologia di gabbie utilizzate e la densità degli animali al suo interno.
Tutte condizioni che – dalle immagini – non sembrerebbero soddisfare i requisiti prescritti dalla normativa vigente.
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