Il settore agricolo ha un forte impatto sull’ambiente e la catena del cibo è responsabile per 1/3 delle emissioni di gas serra in atmosfera. Il suo impatto sui cambiamenti climatici è rilevante quanto quello dei trasporti o della produzione di energia elettrica. Tra gli elementi più critici ci sono le emissioni di gas serra degli allevamenti e l’utilizzo dei pesticidi.
La Lombardia è la prima regione italiana per valore della produzione agricola e si colloca al primo posto anche per superficie coltivata, con attività che coprono il 69% del territorio.
Non solo. La Pianura Padana, inoltre, con le sue caratteristiche fisiche, è una delle aree più svantaggiate d’Europa in termini di qualità dell’aria a causa della sua conformazione geografica, della bassa velocità del vento, dei frequenti episodi di inversione termica.
Le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, che forniscono informazioni precise e necessarie per adempiere ai requisiti di legge, sono dislocate solo in poche aree e, a oggi, sono ancora pochi gli studi scientifici che valutano l’impatto sulla salute e sull’ambiente delle attività legate all’agricoltura. Spesso mancano informazioni soprattutto nelle zone agricole e rurali che potrebbero essere cruciali per la protezione della salute.
Analisi degli inquinanti aerodispersi
Il progetto D-DUST, avviato un anno fa, ha cercato di colmare il divario, studiando nel dettaglio il patrimonio di dati open informativi per analisi delle concentrazioni di inquinanti aerodispersi tipicamente emessi dalle attività agricole.
I risultati sperimentali mostrano significative correlazioni statistiche tra la distribuzione spaziale e temporale delle attività agricole e i picchi di concentrazione (specialmente dell’ammoniaca, la quale può portare alla formazione di nuovo particolato in atmosfera).
Il progetto ha avuto il Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICA) come capofila, con la collaborazione della Fondazione Politecnico di Milano, il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB) e l’Università degli Studi dell’Insubria (DiSAT) come partner scientifici ed è stato finanziato dal bando “Data Science for Science e Society” di Fondazione Cariplo,
Lo studio è stato condotto anche grazie all’utilizzo delle piattaforme satellitari Sentinel del programma europeo Copernicus, tra cui il satellite Sentinel 5P che fornisce misurazioni open data su scala globale dei principali inquinanti atmosferici, unito allo studio di modelli predittivi spaziali basati su tecniche di machine learning.
Lo sviluppo dei modelli è stato coadiuvato dai dati derivanti dalle stazioni fisse di monitoraggio a terra della rete di ARPA Lombardia, dai dati delle campagne di rilevamento e caratterizzazione chimica del particolato.
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