Da tempo si riflette sull’ipotesi della panspermia, e quindi della possibilità che la vita si sia originata dallo spazio. Oggi, dunque, un nuovo test dimostra che non è da escludere il “viaggio” cosmico di molecole fondamentali alla formazione di basi organiche.
Il riferimento è all’azione del razzo Texus-49 lanciato pochi giorni fa dall’Esrange Space Center a Kiruna, in Svezia. Prima del lancio, il missile è stato trattato con “pennellate” di Dna lungo il rivestimento esterno del mezzo, con lo scopo di verificare la sua resistenza in assenza di gravità e in relazione ai parametri termici e pressori delle altissime quote.
Lo studio si è concentrato sui sei minuti in cui il razzo s’è ritrovato a “vagabondare” oltre la forza gravitazionale terrestre, a circa 270 chilometri dalla superficie del pianeta, in una zona chiamata “termosfera”; dove le temperature raggiungono i 1000 gradi centigradi (anche se sarebbe più corretto parlare di temperatura cinetica, perché il movimento delle particelle è diverso da quello che si verifica a quote inferiori). «Non ci aspettavamo un risultato del genere», rivela Oliver Ullrich, dell’Università di Zurigo, «la prova che le informazioni genetiche possono resistere anche in condizioni estreme».
Ora lo studio, già ufficialmente diffuso sulla prestigiosa rivista PloS One, si allargherà a polveri e meteoriti che, ogni giorno, bombardano la Terra ricoprendola di potenziali navette, in grado di trasportare materiale biologico di natura extraterrestre. E sull’ipotesi che le nostre sonde possano “contaminare” il cosmo.
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