Per salvare la biodiversità in dieci Regioni italiane, si stanno raccogliendo in tutta l’Italia, dalle Alpi a Linosa, migliaia di semi autoctoni che andranno a incrementare le popolazioni di 29 specie autoctone a rischio di estinzione. L’attività è al centro del progetto LIFE Seedforce, che opera in dieci Regioni italiane, oltre che in alcuni siti in Francia, in Slovenia e a Malta.
L’intervento, che nel nostro Paese riguarda 76 siti della rete Natura 2000, coinvolge centinaia di esperti, in particolare botanici, tra università, giardini botanici, seedbanks, laboratori e Parchi.
Ora, a oltre due anni dal via nell’ottobre 2021, è tempo di fare alcune considerazioni circa la riuscita del progetto, verificare i risultati di medio termine e preparare gli interventi necessari per risolvere eventuali problemi legati all’imprevedibilità della natura.
Un progetto ambizioso che parte dalla fondamentale, ma non sempre agevole, raccolta dei semi, vincolata alla stagionalità delle fioriture e alle condizioni climatiche, ma anche alla ricerca delle piante che spesso crescono in aree impervie, molto difficili da raggiungere, tanto da rendere necessario l’ausilio di droni.
LIFE Seedforce, che ha messo per la prima volta “a sistema” le banche del germoplasma sul territorio nazionale, vede coinvolte nelle isole del Mediterraneo le Università di Palermo e di Catania, impegnate nella propagazione di specie endemiche dell’arcipelago maltese e dell’isola di Linosa, di Panarea e di Alicudi, nelle Eolie.
Per quanto riguarda le specie alpine sono invece in stretta collaborazione i tecnici di Friuli Venezia e Lombardia, del Parco Monte Barro e del MUSE di Trento.
I botanici dell’Università di Roma La Sapienza si fanno carico della propagazione della Primula Palinuri, presente nella zona di Capo Palinuro, in Campania, mentre quelli del Parco nazionale della Maiella seguono il ripopolamento della Himantoglossum adriaticum.
Tutti i semi raccolti sono convogliati nei laboratori dell’Università di Udine, dove i tecnici estraggono il DNA che viene poi sottoposto alle analisi per scoprire la variabilità genotipica fra le varie popolazioni di una medesima specie e scegliere il pool di individui favorevole per la reintroduzione.
A esprimere soddisfazione per il lavoro fin qui svolto è Costantino Bonomi, botanico del MUSE e coordinatore di LIFE Seedforce: «Siamo molto soddisfatti dei progressi che il nostro progetto ha raggiunto fino a questo punto e l’auspicio è anche quello di riuscire a dare sempre maggiore visibilità al mondo delle piante e delle specie vegetali, elementi basilari degli ecosistemi, ma poco riconosciuti».
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