Nome
Fagiano comune
(Phasianus colchicus)
Descrizione
Uccello di dimensioni medio-grandi appartenente all’ordine dei Galliformi e dal piumaggio inconfondibile. Il maschio ha capo e collo verde scuro con riflessi metallici, collare bianco, parti superiori color bruno rossiccio con macchie scure, lunga coda appuntita bruna con barratura trasversale più scura; ha i bargigli e una sorta di mascherina rossa, detta “caruncola”, che si accentua nel periodo riproduttivo, e lunghi speroni nella parte posteriore delle zampe, usati come armi durante i combattimenti per la conquista della compagna. La femmina ha una colorazione uniforme bruno-rossastra chiara, con coda più corta.
Fenologia
In Italia è residente e nidificante.
Habitat
Le popolazioni introdotte fin dall’epoca romana in Italia ed Europa occupano habitat diversificati, prediligendo comunque aree ecotonali tra bosco e ambienti aperti (come campi coltivati) e margini di zone umide. In pianura è presente anche in boschi e foreste ripariali.
Distribuzione
Specie di origine centro-asiatica la cui distribuzione attuale, a seguito di introduzioni, comprende Europa, Giappone, America, Australia, Nuova Zelanda e isole oceaniche. In Italia non è uniformemente distribuito, essendo scarso e localizzato nelle regioni meridionali, raro in Sardegna e assente in Sicilia nonostante le numerose introduzioni. La distribuzione risente pesantemente dei massicci ripopolamenti a fini venatori effettuati soprattutto dopo gli anni ’60 e tuttora ampiamente praticati. La popolazione nazionale è difficilmente stimabile a causa dei frequenti rilasci. In Lombardia il numero di coppie è oscillato tra 1.700 nel 1992 e 10.800 nel 2007, per un valore medio di 5.000.
Stato di conservazione
Specie attualmente classificata con stato di conservazione favorevole a livello continentale. La dinamica di popolazione del Fagiano comune, specie di prominente interesse venatorio, appare inscindibilmente legata al susseguirsi di ripopolamenti e abbattimenti, che ne condizionano fortemente abbondanza e trend. In alcune aree la gestione ambientale finalizzata al mantenimento di elevate densità della specie consente la presenza di abbondanti popolazioni, mentre altrove l’impatto dell’attività venatoria e dei ripopolamenti programmati in modo non sufficientemente corretto incidono negativamente sugli effettivi della specie.
di Fabio Casale, Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Supervisione scientifica: Giuseppe Bogliani – Università degli Studi di Pavia
tratto da:
Casale F., 2015. Atlante degli Uccelli del Parco Lombardo della Valle del Ticino.
Parco Lombardo della Valle del Ticino e Fondazione Lombardia per l’Ambiente. 2015
foto Antonello Turri