L’esteso originario ecosistema forestale che ricopriva l’intera Pianura Padano-Veneta è oggi ridotto a pochi e relitti querceti che hanno un valore elevatissimo dal punto di vista scientifico e didattico in quanto contengono alcuni elementi floro-faunistici altrove scomparsi. Si tratta di lembi presenti nel Veneto orientale, in provincia di Treviso e Venezia.
Significative sono le presenze che riguardano gli invertebrati. Elementi relitti, sono alcune specie di Coleotteri forestali legati alla lettiera, come Laena viennensis nel Bosco di Carpenedo, che rappresenta l’unica stazione nota del Veneziano; si tratta di un Tenebrionide tipico dei querceti collinari e prealpini del Veneto che, come dice il nome, richiama affinità con i boschi dell’area danubiana.
Tra i molluschi dello strato superficiale del suolo si può ancora rinvenire l’Elice pomazia (Helix pomatia), chiocciola di grandi dimensioni presente in poche e sparse località della terraferma e più frequente nei rilievi alpini; sugli arbusti invece prospera l’Elice nemorale (Cepaea nemoralis), una piccola chiocciola dalla elegante e variabile livrea, presente con popolazioni affini a quelle collinari.
Tra gli invertebrati legati allo strato arboreo dei boschi, si trovano alcuni Coleotteri Lucanidi, quale l’ormai raro Cervo volante (Lucanus cervus), mentre notevole è la presenza di numerosi Curculionidi forestali, come il Balanino delle ghiande (Curculio glandium), le cui larve nascono da uova deposte nelle ghiande appena formate, lasciandovi, quando escono, un piccolo foro nettamente circolare. Tra i Coleotteri Cerambicidi spiccano Saperda punctata e la rarissima Cerambice della quercia (Cerambyx cerdo), specie estinte localmente.
Tra i piccoli vertebrati si trovano le cosiddette “rane rosse”, in particolare la Rana di Lataste (Rana latastei), endemismo nord-italico, e la Rana agile (Rana dalmatina). Meno frequente e limitato al Veneto orientale, merita di essere menzionato l’Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), un piccolo rospo quasi scomparso dalla pianura.
L’ornitofauna comprende numerose specie silvicole tra cui l’Allocco (Strix aluco), il Torcicollo (Jynx torquilla), il Picchio verde (Picus viridis), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e la Ghiandaia (Garrulus glandarius), tra i nidificanti, la Beccaccia (Scolopax rusticola), lo Sparviere (Accipiter nisus) e la Poiana (Buteo buteo) tra gli svernanti, oltre ad una ricca lista di Passeriformi silvani nelle diverse stagioni dell’anno.
Tra i piccoli mammiferi si segnala il Toporagno della Selva di Arvonchi (Sorex arunchi), tipico degli ambienti caratterizzati da substrati umidi e ombreggiati e l’elusivo Moscardino (Muscardinus avellanarius), che tra i Roditori è considerato un buon indicatore di ecotoni boschivi integri.
Particolarmente interessanti sono le aree definite come “agroecosistemi a mosaico”, dove sono presenti prevalentemente estesi sistemi di siepi ed alberate, prati stabili e spesso anche una ricca rete di scoline con acqua in buone condizioni. Si tratta di un mosaico ambientale molto eterogeneo, che ospita una fauna ricca, un tempo diffusa nel dissolto territorio agrario strutturato.
Tra gli Anfibi vivono la Raganella italiana (Hyla intermedia), il Tritone punteggiato italiano (Triturus vulgaris meridionalis) ed il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex). Tra i Rettili appare diffuso il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), in regresso in molte zone della pianura intensamente coltivate, il Biacco (Hierophis viridiflavus), la Natrice dal collare (Natrix natrix) e la Natrice tassellata (Natrix tessellata).
Abbondante l’avifauna, legata agli ambienti ecotonali che si sviluppano tra i margini boschivi, i sistemi di siepi, i prati più o meno umidi. Durante il periodo riproduttivo, le siepi costituiscono l’ambiente più utilizzato dagli Uccelli, ad esempio l’Usignolo (Luscinia megarhynchos), la Capinera (Sylvia atricapilla) e l’Averla piccola (Lanius collurio).
Per quanto riguarda i Carnivori, sono presenti la Donnola (Mustela nivalis), la Faina (Martes foina), il Tasso (Meles meles) e la Puzzola (Mustela putorius), la specie più rara e minacciata della pianura, tipicamente legata agli ambienti boschivi o agli appoderamenti agrari ricchi di siepi e acque superficiali.
Si deve quindi sottolineare l’importante ruolo di serbatoio faunistico di queste aree; ad esempio i reticoli di siepi creano dei veri e propri “boschi allungati”, diventando di fatto delle riserve biogenetiche, capaci di conservare la biodiversità un tempo espressa in modo preponderante dalle formazioni forestali.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com