L’Unione Europea ha chiesto in più riprese di fermare le mutilazioni all’interno degli allevamenti intensivi di suini.
Nonostante le proposte, poco si è ancora fatto concretamente per il benessere degli animali.
A oggi, non sono solo i maiali a essere sottoposti a vere e proprie operazioni chirurgiche per fini commerciali: anche mucche e galline subiscono la stessa sorte, senza alcuna normativa che tuteli il loro benessere.
Maiali
Il caso dei maiali è forse quello più noto: il 93% dei maialini subisce la castrazione chirurgica per eliminare il cattivo aroma nelle carni.
La coda, invece, viene tagliata per un’altra ragione. L’amputazione della coda, infatti, viene effettuata sulla quasi totalità dei maiali degli allevamenti intensivi e si mette in atto per evitare che i maiali se la mordano e se la strappino a vicenda per lo stress derivato dalla loro condizione di vita.
«Entrambe le mutilazioni sono molto dolorose e, per quanto riguarda il taglio sistematico della coda, persino illegali. Nel 97% dei casi avvengono senza anestesia e senza anelgesia» spiega Essere Animali che con un’indagine sotto copertura ha filmato come queste operazioni siano compiute molto spesso da personale non adeguatamente formato.
Galline ovaiole
Ai pulcini destinati all’allevamento di galline ovaiole, durante le prime ore di vita viene tagliato parte del becco. «La ragione per cui si effettua il taglio del becco è di limitare i danni generati dal vivere negli allevamenti. Il debeccaggio dovrebbe, infatti, rendere meno violento il continuo e reciproco beccarsi e strapparsi le piume, comportamenti derivati della condizione di stress a cui sono sottoposte le galline ovaiole. Ma il becco è ricco di terminazioni nervose e la sua amputazione genera un dolore intenso ai nuovi nati».
Vitelli
La decornazione dei vitelli è una pratica molto comune negli allevamenti. Ancora una volta, a renderla necessaria sono le condizioni di vita negli allevamenti intensivi. La rimozione delle corna può avvenire in due modi: tramite cauterizzazione o per causticazione.
«La cauterizzazione si effettua con un dispositivo che, reso incandescente, viene posto su ciascuna gemma cornuale inibendo la crescita delle corna – conclude l’associazione –.
La causticazione prevede, invece, l’impiego di materiali caustici. La procedura, oltre a essere dolorosa, presenta dei rischi: una quantità ridotta può provocare una crescita deviata delle corna, mentre un’applicazione eccessiva può causare danni alla testa e agli occhi».
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