Ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo: come se ogni minuto venissero gettate in mare 33.800 bottigliette di plastica.
Il nuovo report del WWF Mediterraneo in trappola mostra tutta l’urgenza di piani concreti contro l’inquinamento da plastica perché, se il Mare Nostrum soffoca, a farne le spese non sono solo gli ecosistemi marini, ma anche noi.
Effetto domino di irresponsabilità
«Lo studio fa emergere a tutti i livelli i principali fallimenti e le responsabilità dei produttori, delle autorità pubbliche e dei consumatori, tali da rendere il sistema di gestione della plastica altamente inefficiente, costoso e inquinante» commenta senza giri di parole Donatella Bianchi, presidentessa dell’associazione del Panda.
Il cortocircuito sta nel fatto che mentre il costo della plastica è estremamente basso, quello di gestione dei rifiuti e dell’inquinamento ricade quasi totalmente sulla collettività e sulla natura.
E proprio a causa dei bassi costi di produzione, si prevede che l’impiego di plastica aumenterà ancora nei prossimi anni.
Italia vittima e colpevole
La Penisola si trova esposta tra due fuochi: da un lato l’Italia – avendo la maggiore estensione costiera del Mediterraneo – subisce gli effetti dell’inquinamento ma, dall’altra, ne concorre in maniera attiva, essendo detentrice di due primati poco lusinghieri.
Il nostro Paese, infatti, è il maggiore produttore di manufatti di plastica della regione e il secondo più grande produttore di rifiuti plastici su scala europea.
Le alternative non mancano
Secondo i dati del WWF, in molti comuni costieri il turismo estivo incrementa del 30% la produzione di rifiuti plastici.
Sotto l’ombrellone è possibile scegliere di fare la differenza, prediligendo all’usa e getta soluzioni duratore e maggiormente sostenibili, come le borracce in vetro e i contenitori in acciaio.
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