di Andrea Melandri
Il Gibuti sta dimostrando interesse verso la propria biodiversità. Una notizia importante giunge, infatti, da questo Paese, confermata dal Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile, quella della presenza di un Ghepardo selvatico (Acinonyx jubatus) sul proprio territorio. La straordinaria scoperta è stata fatta nella remota zona dell’altopiano di Digri, nella regione di Ali Sabieh, a 650 metri sul livello del mare.
Una squadra di ricercatori, su incarico della Banca Mondiale, ha condotto uno studio su larga scala sulla biodiversità in tutto il paese africano, osservando e censendo mammiferi, uccelli e piante.
Le immagini che nessuno si aspettava
Il team ha utilizzato trappole fotografiche per registrare la presenza dei grandi mammiferi durante due fasi di indagini: 48 fototrappole per 42 giorni durante l’autunno del 2021, e poi 41 telecamere durante la primavera del 2022, per un periodo di 25 giorni.
Le telecamere sono state posizionate in siti accuratamente selezionati per scattare tre foto a ogni passaggio di qualsiasi animale. Sebbene 27 delle telecamere non funzionassero correttamente, o fossero rotte, o addirittura fossero state rubate, il team è stato in grado di elaborare le immagini di oltre 1.300 “trap night”. Le trappole fotografiche hanno rilevato caracal, iene maculate e tre potenziali prede dei ghepardi: la gazzella Dorcas (piccola antilope
comune), il Gerenuk (antilope di taglia media dal collo lungo, nota anche come la gazzella giraffa) e il Dik-Dik di Salt (piccola antilope).
Il 30 marzo del 2022, all’1:59, l’evento straordinario, assolutamente imprevisto per i ricercatori: le fototrappole hanno registrate ben sei immagini di un ghepardo selvatico di sesso sconosciuto. Considerato come un evento storico, l’eccezionale scoperta viene formalmente annunciata solo nella primavera del 2023.
La cautela dei ricercatori
L’Associazione “Gibuti Nature”, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile di Gibuti, ha spiegato che sebbene si presumesse che i ghepardi esistessero ancora nel paese, non vi erano stati avvistamenti confermati da più di 30 anni.
I ricercatori hanno precisato che sono necessarie ulteriori indagini per valutare la presenza di popolazioni stabili di ghepardi in Gibuti. Le informazioni in possesso al momento non consentono di comprendere se si abbia a che fare con un individuo in “esplorazione” proveniente dai Paesi confinanti, oppure se questo sia il segnale della presenza di una popolazione di ghepardi nel Paese.
Il crollo delle popolazioni
Come altri predatori di prim’ordine, le popolazioni di ghepardi sono da considerarsi a “bassa densità”: infatti necessitano, per sopravvivere, di enormi territori a partire da diverse centinaia a 3.000 chilometri quadrati, quindi sono particolarmente vulnerabili alla perdita e alla frammentazione dell’habitat, che si traduce in popolazioni piccole e fisicamente isolate.
I ghepardi sono una delle tre specie che compongono l’iconico triumvirato dei Grandi Felini del continente africano, fondamentali per un sano ecosistema. E come nel caso delle loro controparti, leoni e leopardi, i numeri dei ghepardi sono crollati e la loro attuale area geografica si è ridotta drasticamente.
Precedentemente diffusi in gran parte dell’Africa e dell’Asia sud-occidentale, i ghepardi si trovano ora solo nel 9% circa del loro areale storico. Secondo ricercatori questa recente rapida contrazione, unitamente ad altri fattori – come la bassa variabilità genetica – dovrebbero richiedere un cambiamento nello stato di conservazione sulla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN) da “vulnerabile” a “in pericolo”.
È il traffico illegale la principale minaccia
La conservazione del ghepardo è in forte crescita nell’Africa orientale, grazie all’opera svolta dal Cheetah Conservation Fund in Somaliland, dove è presente la sua seconda sede operativa, dopo quella della Namibia.
Secondo le stime, in tutta questa regione dell’Africa rimangono solo circa 300 ghepardi.
Il traffico illegale per il commercio di animali da compagnia è il problema più grave. In Etiopia e Somalia, due Paesi confinanti con il Gibuti, il bracconaggio di cuccioli di ghepardo destinati al contrabbando nella penisola arabica costituisce una delle principali azioni criminali.
«I ghepardi hanno areali molto ampi e l’esemplare ripreso potrebbe essere solo un individuo solitario che ha percorso un viaggio di 1.000 chilometri attraverso il Corno d’Africa, per non essere mai più visto nel Gibuti». Dato il rapido sviluppo del Paese e l’elevato interesse del Governo verso la biodiversità, speriamo che vengano condotte ulteriori ricerche per valutare se questo possa essere davvero un habitat valido per questa specie in rapido declino.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com