Come sempre accade per fare una foto ci vuole un po’ di fortuna. Fotografare la bocca aperta di un pesce ago non è facile e non è frequente nemmeno quando, come in questo caso, si tratta di un pesce ago cavallino (Syngnathus typhle), il più grosso dei pesci ago nostrani. Nonostante le sue dimensioni (30-40 cm), rimane pur sempre un pesce che assomiglia a un tubo sottile del diametro di un paio di centimetri, e provate voi a fotografare l’apertura di un tubo sospeso a mezz’acqua che oscilla per la corrente.
A parte lo scatto in sé, ottimo, quello che ha attirato la mia attenzione è quello che si vede in bocca. Tre, forse quattro animaletti che sembrano trovarsi a loro agio in quella che per molti altri organismi di pari dimensioni è solo l’anticamera per l’aldilà. Come tutti i Singnatidi – la famiglia che comprende pesci ago e ippocampi – il pesce ago cavallino si nutre cogliendo le prede di sorpresa (è un maestro di mimetismo, soprattutto quando si trova tra le posidonie, suo ambiente d’elezione) e le aspira con un veloce risucchio, favorito dal lungo muso che accelera l’aspirazione dell’acqua. Come si può intuire, gli animali presenti all’interno sono parassiti, più precisamente degli isopodi, crostacei dal corpo piatto e segmentato, alcuni dei quali hanno l’abitudine di infestare la cavità orale dei pesci dove passano la vita succhiando il sangue dell’ospite.
La vita di questi crostacei parassiti non è meno interessante di quella del pesce. Prima di tutto nascono maschi e successivamente diventano femmine (la dizione giusta è ermafroditi proterandrici). Ma, se nei pressi le femmine sono più abbondanti, l’inversione sessuale dei maschi non avviene. Le uova vengono deposte dalle femmine in un marsupio posto sul ventre e quando schiudono liberano una larva che una volta sviluppatasi inizia la ricerca di un pesce che la ospiti. Una volta fissatasi all’ospite, la larva, ormai diventata un giovane maschio, inizia la sua risalita verso la bocca (tempo necessario circa due ore) dove rimarrà per tutta la vita. Quanto al pesce ago cavallino (dalla foto si capisce abbastanza bene il perché di questo nome), ha un corpo allungato, più ristretto in direzione della coda e formato da numerosi anelli ossei cutanei.
Il muso è alto, dal profilo rettilineo e munito di una cresta. Ha una sola pinna dorsale che inizia circa metà del corpo. La colorazione è molto mimetica e varia dal bruno verdastro all’ocra, al grigio, con piccole macchie e striature. Vive preferibilmente su fondi a prateria dove, per mimetizzarsi, si mantiene parallelo alle foglie di posidonie, oscillando all’unisono con loro. Al momento della riproduzione la femmina affida le uova al maschio che le curerà fino alla schiusa. Questa “inversione dei ruoli” riguarda anche il corteggiamento: sono le femmine che devono vincere la concorrenza delle altre per procurarsi il padre migliore sulla piazza. Alla scelta segue una danza di corteggiamento che serve a coordinare le azioni dei due partner, in particolare il trasferimento delle uova dalla femmina alla tasca ventrale del maschio dove vengono fecondate. A questo punto le due pieghe della tasca avvolgono le uova e si sviluppa una sorta di placenta che ha solo funzione protettiva. L’incubazione dura circa un mese e alla nascita i piccoli sono perfette repliche in miniatura degli adulti.
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