Fra Indi, insieme ai suoi Siberian Husky, è riuscito a vivere un’avventura particolare, chiamata “The Way”: un’esplorazione in solitaria attraverso le terre ricoperte di neve del Circolo Polare Artico svedese (leggi qui la prima parte della storia).
Il tempo non è stato propriamente favorevole; si sono imbattuti in una vera e propria bufera di neve, che però non ha fermato il proposito che lo ha portato in quelle terre. Così Fra Indi ricorda una parte di quei giorni: «I miei cani ed io abbiamo conosciuto la durezza e l’asprezza dell’Artico: venti, bufere, nevicate e ghiaccio hanno accompagnato i giorni di spedizione. Un solo e singolo giorno di bel tempo per apprezzare la ricchezza della luce solare. Adi, Tayen, Tulku, Dolly, Indi e Ciuk sono stati i miei occhi, i miei arti, la mia mente. A loro mi sono affidato nei momenti di difficoltà, quando la visibilità era pressoché nulla e la bufera ci impediva di raggiungere il luogo adatto per montare la tenda».
Abbiamo voluto incontrare Fra Indi e, dopo che ci ha raccontato la sua esplorazione “The Way”, abbiamo pensato di fargli alcune domande dirette, per poter provare a comprendere meglio la sua esperienza.
Nicolò Raimondi – Qual è la sensazione più grande che ti sei portato a casa dopo quei giorni?
Fra Indi – Il cambiamento. Sono cambiato io; sono cambiati i miei cani. È cambiato il mio rapporto con i miei cani e viceversa. È cambiata la mia visione in rapporto al mondo naturale e alla civiltà: si è radicalizzata. Oggi, se vogliamo davvero evolverci, abbiamo bisogno di fare scelte radicali.
N. R. – Qual è stato il momento in cui davvero ti sei sentito sganciato da questa civiltà?
F. I. – La Civiltà è una sola ed è sempre la stessa da 9000 anni. Quando ho capito che dovevo sganciarmi dalla Civiltà? Non direttamente durante The Way, ma quando – diverso tempo fa – ho avuto uno “shock evolutivo” e ho compreso come la Civiltà sia il più grande pericolo e il più grande problema: per l’uomo e quindi indirettamente per il mondo intero. Ma nei giorni di The Way, in mezzo ad una natura che ha sprigionato tutta la sua grandezza e forza e potenza ho capito che gli orpelli della civiltà sono inutili: torniamo piccoli, torniamo a riscoprirci animali. Torniamo – noi uomini appartenenti alla razza della Civiltà – a guardare i Popoli Tradizionali e alla loro vita come esempio.
N. R. – Le difficoltà non sono di certo mancate. Ma… possiamo dire che hanno valorizzato ancora di più la tua esperienza?
F. I. – Certamente. Quello che ci capita di più bello in vita non è mai qualcosa che programmiamo. E anche le difficoltà – ripensandoci a posteriori – mi hanno permesso di vivere realmente il luogo, lo spazio, la natura.
N. R. – Hai già qualche proposito/sogno per il prossimo inverno?
F. I. – Vedi, è importante avere dei sogni. Ma ancora più importante è immaginarli. Immaginarli significa costruirli creativamente nella nostra testa (ed è ciò che dico sempre ai giovani che incontro nelle scuole): non importa poi se questi sogni si realizzano, ciò che conta è immaginarli. Quindi sto immaginando qualcosa di bello e vero per il prossimo inverno e per quelli a venire: si realizzerà ciò che ho in mente? The Way mi ha insegnato che posso scoprirlo solo lasciandomi guidare dal flusso dell’esistenza, come una foglia con la corrente di un fiume.