Il ghepardo appartiene alla famiglia dei Felidae, che comprende 41 specie viventi, distribuite in tutto il mondo, a eccezione dell’Australia, della Nuova Zelanda e delle regioni Polari. I felidi si sono evoluti rapidamente in otto diversi rami in un lasso di tempo di 6 milioni di anni, ognuno con una storia biogeografica unica.
di Andrea Melandri
Le precedenti linee di raggruppamento dei felini erano basate in gran parte su caratteristiche morfologiche e altri modelli evolutivi. Tuttavia, l’avvento delle analisi genetiche ha fornito chiarezza per ricostruire in modo più veritiero l’evoluzione dei felini, e ad oggi il ghepardo è incluso nella linea del puma, che fu la sesta delle otto linee a diramarsi durante l’evoluzione dei felini. Le specie esistenti più vicine al ghepardo attualmente sono, il puma (Puma concolor) e lo yaguarondi (Herpailurus yagouaroundi), con i quali il ghepardo condivide probabilmente un antenato comune.
Segni particolari: artigli semi retrattili
Acinonyx jubatus, il suo attuale nome latino, fu preceduto un tempo da “Felix jubatus”. Infatti, il ghepardo è stato differenziato dal genere Felis nel 1828 da Brookes che lo collocò nel genere monospecifico Acinonyx, di cui è l’unica specie oggi vivente. Il nome scientifico del genere Acinonyx è un riferimento agli artigli “semi” retrattili della specie (akinetos = immobile e onyx = artiglio, unghia), caratteristica che lo differenzia in modo netto dagli altri felini.
Jubatus in latino significa letteralmente “portatore di criniera”, con riferimento a un aspetto peculiare dei giovani di ghepardo, che possiedono una criniera sul dorso.
Una specie vulnerabile
Il ghepardo è il mammifero terrestre più veloce del mondo e il felino più a rischio di estinzione dell’Africa. Attualmente, i ghepardi sono elencati come vulnerabili nella Lista Rossa IUCN. In Namibia sono una specie protetta. Ai sensi dell’Endangered Species Act negli Stati Uniti, sono considerati in via di estinzione. La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) la elenca come specie dell’appendice “1”. La maggior parte dei ghepardi selvatici esiste in popolazioni frammentate in Africa, e occupano solo il 9% del loro areale storico. In Iran rimangono meno di 50 ghepardi asiatici (una sottospecie).
Il segreto della sua velocità
Adattatosi nei millenni unicamente per la velocità, il ghepardo è in grado di raggiungere i 110 km orari in poco più di tre secondi. Alla massima celerità, la falcata è di sette metri e vengono completate quattro falcate al secondo. Ci sono due momenti, in cui il corpo del ghepardo è completamente sollevato da terra: una volta quando tutte e quattro le zampe sono estese, e una volta quando tutte e quattro le zampe sono raccolte sotto il corpo. I ghepardi hanno un corpo snello e sottile, conformazione che ne favorisce l’agilità e ne aumenta l’aerodinamicità. La lunghezza del corpo è di circa 100-150 cm esclusa la coda, l’altezza al garrese da 70 a 90 cm e il loro peso varia da 35 a 55 kg. La spina dorsale è molto flessibile in modo da ottimizzare la falcata.
Evoluto per correre
Le zampe sono lunghe, sottili con estremità che le rendono più simili a quelle dei canidi. Queste, infatti, terminano con quattro dita, ciascuna delle quali presenta un artiglio corto e smussato, privo di guaina cutanea protettiva, particolare che lo rende semi-retrattile. Questa caratteristica permette di avere una presa più salda sul terreno durante la corsa. Anche i polpastrelli mostrano caratteristiche uniche e si sono evoluti per facilitare la corsa: essi hanno infatti, una superficie ruvida e coriacea. La lunga coda (60-80 cm) funziona come un timone, stabilizzando e fungendo da contrappeso al suo corpo nelle virate improvvise. Oscillando la coda per adattarsi continuamente al movimento della preda consente, infatti, cambi di direzione durante gli inseguimenti ad alta velocità. La scapola del ghepardo non si attacca alla clavicola, consentendo così alle spalle di muoversi liberamente. I fianchi ruotano per consentire alle zampe posteriori di allungarsi di molto quando il corpo è completamente esteso. L’estensione dell’anca e della spalla consentono durante la corsa un’ampia spaziatura, rendendo così eccezionale la lunghezza della sua falcata.
Anche la testa è particolare
La conformazione della testa nei ghepardi è il risultato di un adattamento mirato a far occupare alle vie aeree nasali la maggior parte della superficie del cranio, che consentono un maggior apporto di ossigeno, e a ottenere un’ottima visuale ampia, grazie allo sviluppo di bulbi oculari molto grandi.
La testa è piccola, le orecchie arrotondate. Il muso ridotto è caratterizzato ai margini da due bande nere che corrono lungo il contorno interno degli occhi fino alla bocca. Tali bande, oltre a rendere l’animale estremamente riconoscibile, sono di importanza fondamentale, in quanto incanalano la luce solare evitando abbagliamenti durante la caccia.
La frequenza respiratoria di un ghepardo in condizioni normali varia da 20-30 respiri al minuto e sale fino a 150-200 respiri al minuto dopo un inseguimento. La frequenza cardiaca è di circa 120-170 battiti al minuto e sale a 200-250 b/m dopo la battuta di caccia.
Sebbene raggiungano velocità notevoli, non possono sostenere un inseguimento per molto tempo, e devono catturare la loro preda in 30 secondi o meno. A differenza di altri “grandi felini” – leoni, tigri, leopardi e giaguari, i quali hanno la caratteristica di comunicare attraverso i ruggiti – i ghepardi non lo fanno. Ringhiano quando affrontano il pericolo e vocalizzano con suoni più equivalenti a un cinguettio acuto o a un trillo, si dice in gergo che “abbaiano” quando comunicano tra loro, caratteristica unica possono anche fare le fusa mentre inspirano ed espirano.
Il gran cacciatore
I ghepardi trascorrono la maggior parte del tempo dormendo e sono poco attivi durante le ore più calde della giornata, non cacciano di notte, ma preferibilmente durante le ore mattutine e serali. A volte si arrampicano su alberi o sui termitai per avvistare le prede all’orizzonte.
La caccia si compone di 5 fasi:
- il rilevamento della preda,
- lo stalking (avvicinamento furtivo),
- l’inseguimento,
- l’inciampo (la preda viene spinta a terra con la zampa anteriore o destabilizzata agganciandola con lo sperone e tirandola indietro nella fase di decelerazione),
- l’uccisione per soffocamento alla gola.
Le prede includono: gazzelle (soprattutto le gazzelle di Thomson), impala e altre antilopi di piccole e medie dimensioni, facoceri, lepri, uccelli e roditori. Dopo l’uccisione la preda viene portata in un luogo riparato, così da recuperare il fiato perso durante l’inseguimento, e poi consumata rapidamente per prevenire furti da parte di altri predatori quali iene, leoni e leopardi. Il ghepardo preferisce le specie selvatiche ed evita di cacciare il bestiame domestico. L’eccezione si verifica nei ghepardi malati, feriti, vecchi o giovani inesperti. In generale, anche gli animali da allevamento che vengono persi a causa della predazione dei ghepardi sono malati, feriti o vecchi/giovani.
Il ghepardo svolge un ruolo speciale, essendo al vertice nella piramide alimentare: è uno dei cacciatori di maggior successo nella savana, benché le prede gli vengano spesso sottratte da altri predatori quali iene, leopardi e leoni. Comunque, tutti i predatori svolgono un ruolo importante in qualsiasi ecosistema. Infatti, mantengono in salute le specie predate uccidendo gli individui deboli, malati e vecchi, e agiscono anche sul controllo delle popolazioni di erbivori, tutelando la flora selvatica e prevenendo il pascolo eccessivo. Senza predatori come il ghepardo, l’ecosistema della savana sarebbe molto diverso, e l’attuale tendenza alla desertificazione sarebbe accelerata.