Il ghepardo, si sa, è il mammifero più veloce del mondo ma in America c’è un altro mammifero che in fatto di velocità può dire la sua: l’antilocapra.
L’antilocapra americana o Pronghorn (Antilocapra americana) è un ruminante delle praterie e delle zone aride del Nord America. Simile ad una antilope delle dimensioni di una gazzella (80-100 cm al garrese, nei grossi maschi), appartiene a una famiglia a se stante, quella degli Antilocapridi di cui oggi è l’unica specie sopravvissuta e, nonostante il nome e l’aspetto, è più affine ai Giraffidi che ai Bovidi, famiglia a cui appartengono le antilopi. Le sue corna, infatti, sono biforcute come quelle di alcuni Cervidi, ma non si tratta di palchi ossei. Sono, invece, formate da un astuccio o guaina cheratinosa che ricopre un osso del cranio (os cornu), simile a quello dei Bovidi. Questo astuccio, però, al contrario di quello dei bovidi, cade ogni anno per poi ricrescere sopra l’os cornu: caratteristica unica tra i ruminanti.
La famiglia degli Antilocapridi risale alla fine del Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa) ed ebbe una grande esplosione di forme e generi (Stockoceros, Texoceros, Tetrameryx, ecc) durante il Pliocene e il Pleistocene. Quando i nativi americani (Paleoindiani) raggiunsero il Nordamerica durante il Pleistocene, erano presenti nel continente 12 specie di antilocapre.
La velocità dell’Antilocapra
L’antilocapra è il mammifero più veloce d’America e, dopo il ghepardo, è il mammifero più veloce del mondo, facendo registrare i 90 km/h.
Normalmente è la pressione predatoria che determina le caratteristiche delle specie in competizione. Infatti, è per sfuggire ai velocissimi ghepardi e ad altri agili felini che oggi le gazzelle e molte antilopi africane raggiungono notevoli velocità di fuga.
Oggi i predatori delle antilocapre adulte, nelle praterie americane, sono lupi, coyote e linci rosse, tutte specie non particolarmente veloci.
Come mai allora l’Antilocapra si è evoluta con una struttura così adatta all’alta velocità?
Per capirlo occorre ritornare verso la fine del Pliocene (circa 3 milioni di anni fa) quando, da un gruppo di Puma ancestrali, presero origine le due o tre specie di felini del genere Miracinonyx. I fossili di questo genere rivelano scheletri sorprendentemente adattati alla corsa: cranio con larghe coane nasali per facilitare la respirazione, arti molto allungati, struttura slanciata e smilza. Tutte caratteristiche che ritroviamo nell’attuale ghepardo, tanto che si pensò a questi felini come gli antenati diretti di questa specie, chiamandoli “American-Cheetah o ghepardi americani”.
In realtà si trattava effettivamente di parenti del puma che, per un fenomeno di convergenza evolutiva (adattativa), divennero simili a ghepardi. Come questi ultimi cacciavano le gazzelle nelle savane del Vecchio Mondo, i Miracinonyx o “Puma-Cheeth like” cacciavano le molte specie di antichi Antilocapridi nelle praterie del Nuovo Mondo. Ed ecco che l’antilocapra americana, per sfuggire agli inseguimenti dei veloci Puma-Cheetah like durante tutto il Pleistocene, ha evoluto anch’essa eccezionali adattamenti al salto e alla corsa velocissima.
La grande estinzione di massa della Megafauna
Tali utili adattamenti sono rimasti fino ai nostri giorni, anche dopo che, circa 12-11.000 anni fa si verificò la “Grande estinzione di massa della Megafauna della fine del Pleistocene” durante la quale, insieme a moltissime altre specie (Mammuth e Mastodonti, cavalli, leoni, Gliptodonti, formichieri e bradipi giganti, molte specie di antilocapre, ecc), scomparvero anche i Miracinonyx. Pare che l’arrivo e la grande diffusione dell’uomo cacciatore in quel periodo abbia dato un contributo non indifferente a questa repentina estinzione di massa. L’antilocapra, invece, riuscì a sopravvivere anche se oggi due popolazioni di questa specie – l’antilocapra della Baja California (Antilocapra americana peninsularis) e quella del deserto di Sonora (A. a. sonoriensis) sono sull’orlo dell’estinzione, ridotte a circa 200 esemplari. Non dai cacciatori del Pleistocene ma da quelli attuali.
I felini del mondo
Il dott. Giovanni Giuseppe Bellani, consulente zoologo e museologo in vari Musei di storia naturale in Italia, ha realizzato un libro scientifico che fa chiarezza sulla nuova classificazione della Famiglia Felidae e sulla situazione conservativa (secondo la Red List di IUCN, e CITES) di tutte le 41 specie di felidi e delle 77 sottospecie riconosciute attualmente dalla Scienza.
“Felines of the World – Discoveries in Taxonomic Classification and History”
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com