Siamo stati sollecitati da un nostro affezionato lettore a parlare di quanto accaduto lo scorso 6 aprile nelle acque al largo del Golfo di Guinea, dove – per cause ancora tutte da chiarire – è affondata la nave “bracconiera” Thunder. L’equipaggio è stato messo in salvo dagli attivisti della Sea Shepherd Conservation Society.
Gli eco pirati della Sea Shepherd Conservation Society sono stati impegnati nel soccorso dell’equipaggio che si trovava a bordo della nave bracconiera Thunder. Il naufragio della nave è avvenuto in corrispondenza delle coordinate 0˚ 20′ nord 05˚ 23′ est, comprese all’interno della Zona di Esclusione Economica di Sao Tomé. In soccorso della nave bracconiera sono giunti i mezzi di Sea Shepherd Bob Barker e Sam Simon: tutti i membri dell’equipaggio, composto da 40 persone, sono stati tratti in salvo prima che la famigerata nave bracconiera affondasse e sono saliti a bordo della Sam Simon.
La dinamica
Le dinamiche dell’incidente verranno chiarite solo nelle prossime ore, ma gli aspetti della vicenda che ancora non collimano sono tanti. I portelli della Thunder erano, infatti, aperti. “Di solito quando una nave sta affondando il capitano fa chiudere tutti i portelli per mantenere la capacità di galleggiamento. – ha spiegato il capitano della Bob Barker Peter Hammerstedt – Sulla Thunder è avvenuto l’esatto contrario, circostanza che è stata confermata anche dal mio primo ufficiale di barca che è salito a bordo della nave in avaria”.
Una vecchia conoscenza
La nave bracconiera Thunder fa parte del gruppo di sei imbarcazioni soprannominate, dagli attivisti di Sea Shepherd, “Bandit 6”. Note come navi che praticano pesca illegale, si muovono nelle acque dell’Oceano Meridionale, dell’Oceano Indiano, dell’Oceano Atlantico. Qui sono dedite alla pesca non regolamentata e non segnalata del merluzzo dell’Antartico. Nelle ultime settimane del 2014 le navi di Sea Shepherd avevano rimosso le attrezzature di pesca illegale, e recuperato 45mila chili di pesce pescato con queste tecniche. Il materiale era poi stato consegnato alle autorità delle Mauritius, come prova dell’attività illegale svolta dalla Thunder.
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