La fascia costiera delimitante la laguna di Venezia, a partire dalla metà del ‘900, ha subito un fortissimo impatto antropico caratterizzato dal massiccio sfruttamento turistico degli arenili e dalla quasi totale scomparsa dell’originale ecosistema sabbioso litoraneo.
Sono rimaste poche stazioni relitte degli habitat costieri alto-adriatici in cui in anni recenti sono stati realizzati dei piani di monitoraggio basandosi su alcune specie di Coleotteri tipici dell’ecosistema di spiaggia, selezionando unicamente specie identificabili a vista, nell’intenzione di non produrre alcun danno ambientale.
Gli insetti della battigia
La prima fascia ambientale indagata è quella più prossima al mare, rappresentata dalla battigia.
Caratteristica tipica di questa fascia ambientale, quando non alterata dell’antropizzazione, è la consistente massa di materiali organici spiaggiati, per lo più di natura vegetale.
È qui che vive il Parallelomorfo (Parallelomorphus laevigatus) una specie predatrice ad attività notturna che trova un ambiente di rifugio durante le ore diurne tra i detriti vegetali dell’arenile. Lungo 16-22 mm, possiede delle mandibole robuste e dentellate, e zampe anteriori appiattite e vistosamente seghettate, adattate allo scavo nella sabbia per introdursi nelle gallerie dei Crostacei Talitridi (Anfipodi detti “pulci di mare”) di cui è predatore specializzato. Nelle coste nord-adriatiche è presente con popolazioni morfologicamente differenziate da quelle del restante bacino mediterraneo (la striatura delle elitre è marcatamente più profonda).
Un tempo frequentissima, tanto che nell’800 tra le alghe della spiaggia se ne potevano recuperare centinaia in poco tempo, è oggi divenuta una specie rara ed a serio rischio di estinzione, essendo già scomparsa completamente da ampi tratti di litorale. Anche per la scarsa capacità di dispersione dovuta all’inabilità al volo, risulta particolarmente penalizzata dalla rimozione dei detriti e dall’intensa frequentazione turistica. Il rapido ed inarrestabile declino è iniziato tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ’60 del ‘900. Nel corso delle campagne di monitoraggio sono stati rinvenuti al massimo solo 23 esemplari.
Allontanandoci di poco dal mare, si trova la Faleria (Phaleria bimaculata adriatica); vive sotto il detrito organico vegetale dove conduce attività notturna alimentandosi dei detriti organici deposti dai moti di marea. Le popolazioni veneziane sono oggi riferite alla ssp. adriatica, esclusiva della costa alto-adriatica, dalla Romagna alla Croazia. Un tempo frequentissima tra i detriti vegetali e fino alle prime dune, attualmente è in forte rarefazione.
Gli abitanti della spiaggia nuda
Dopo la battigia c’è la spiaggia nuda, la superficie sabbiosa sempre asciutta che ha caratteri d’ambiente al limite per la vita.
Tipici abitatori di questa fascia compresa tra la linea di battigia ed i primi cordoni dunali sono i Cicindelidi, che registrano oggi una quasi totale scomparsa, a parte sparute colonie di pochi individui. Sono Carabidi predatori mobilissimi, dotati di zampe esili e molto allungate, che non solo permettono loro di spostarsi con grande velocità sulla sabbia, ma anche di tenere il corpo ben sollevato dalla sabbia rovente minimizzando la superficie di contatto. Le due specie conosciute sono la Cylindera trisignata (Cylindera trisignata trisignata) e la Cicindela lunulata (Calomera littoralis nemoralis); le popolazioni hanno subito una quasi totale scomparsa, valutabile intorno al 100%. Le larve di queste cicindele, predatrici di piccoli invertebrati, cacciano semiseppellite all’interno di brevi gallerie verticali praticate nella sabbia; si possono facilmente immaginare le conseguenze di un esteso calpestio da parte dei bagnanti, o, peggio, del passaggio di un mezzo meccanico per la ripulitura delle spiagge, su organismi con queste peculiari e delicate abitudini di vita.
Proseguendo, nelle prime formazioni dunose si può scorgere lo Scarabeo stercorario (Scarabaeus semipunctatus), un tempo abbondantissimo nella spiaggia predunale e nelle dune. Correlato anche alla disponibilità di sterco, su cui depone le uova provvedendo a seppellirlo, nel litorale veneziano erano presenti popolazioni abbondanti fino ai primi anni ‘60 del secolo scorso, oggi è invece quasi completamente scomparso; i dati raccolti hanno confermato che questa specie corre gravi rischi di scomparsa nel litorale veneziano.
La correlazione tra la consistenza dei popolamenti di scarabeidi stercorari e la disponibilità di sterco resta in parte oggetto di discussione; alcuni studi infatti indicano nella riduzione di estensione degli habitat idonei una possibile causa del rapido declino degli Scarabeidi coprofagi più sensibili, anche in zone in cui vi è persistente disponibilità di letame bovino.
Nonostante questa critica situazione, sono state ritrovate altre specie, ma, questione di qualche anno e di tutte queste specie, in assenza di tutele mirate, rimarranno testimonianze solo in vecchi libri e nelle collezioni dei musei di storia naturale.
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