Le grandi scimmie che vanno deliberatamente alla ricerca di esperienze che alterano la mente potrebbero fornire indizi sulla tendenza degli esseri umani a cercare stati mentali alterati. L’idea della ricerca nasce dalla visione di un video virale in Rete di un gorilla che gira vorticosamente su se stesso appeso a una liana sopra a una pozza. Proseguendo le ricerche su YouTube, i ricercatori si sono imbattuti in altri video di gorilla, scimpanzé, bonobo e oranghi impegnati in comportamenti di rotazione. Analizzando oltre 40 video online di scimmie che ruotano appese a liane e corde, gli esperti hanno scoperto che in media i primati ruotavano 5,5 volte per ogni episodio, con una velocità media di 1,5 giri al secondo e che i primati lo ripetevano in media tre volte per “sessione” di gioco.
Pubblicando le loro scoperte in un articolo, “Great apes reach momentary altered mental states by spinning”, su Primates, i ricercatori delle Università di Birmingham e Warwick hanno confrontato le velocità di rotazione delle grandi scimmie, scoprendo che sono in grado di girare tenendosi a una corda alla stessa velocità dei ballerini umani professionisti e degli artisti circensi, nonché dei dervisci musulmani che partecipano a cerimonie vorticose per raggiungere la trance spirituale.
Il dottor Marcus Perlman, docente presso il Dipartimento di Lingua e Linguistica Inglese dell’Università di Birmingham e coautore della ricerca, ha commentato: «Abbiamo sperimentato noi stessi la rotazione a queste velocità e abbiamo riscontrato che in molti casi era difficile mantenerla per un tempo pari a quello delle grandi scimmie».
La tendenza a cercare stati mentali alterati
In molti video, al termine delle rotazioni le scimmie accusavano vertigini e rischiavano di perdere l’equilibrio e cadere. Questo significa che i primati continuano a girare, nonostante sentano gli effetti delle vertigini, fino a quando non riescono più a mantenere l’equilibrio.
«La rotazione è un modo in cui le grandi scimmie possono cambiare il proprio stato mentale e, poiché queste scimmie condividono con gli esseri umani la tendenza a creare esperienze di questo tipo, la nostra scoperta ci offre l’affascinante ipotesi che noi abbiamo ereditato questa tendenza a cercare stati mentali alterati dai nostri antenati evolutivi» continua il dottor Perlman.
Il dottor Adriano Lameira, professore associato di psicologia presso l’Università di Warwick e coautore dello studio, ha commentato: «Ogni cultura ha trovato un modo per eludere la realtà attraverso rituali, pratiche o cerimonie dedicate e speciali. Questa caratteristica umana di ricercare stati alterati è così universale, storicamente e culturalmente, che solleva l’intrigante possibilità che si tratti di qualcosa ereditato dai nostri antenati evolutivi».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com