Senz’altro, in quanto ciclista amatoriale su strada da diversi anni, sarò di parte.
La felicità che mi danno il possesso e l’uso della mia bici da corsa hanno pochi altri rivali nell’arco del mio limitato orizzonte.
La bicicletta da corsa è un oggetto estremo. Leggerissima, essenziale, costringe ad una posizione senza compromessi, con i piedi fissati ai pedali e il manubrio bassissimo.
Ma fila come il vento, sospinta soltanto dalla forza delle nostre povere gambette.
Essendo anche motociclista, che ha guidato nella sua vita svariate moto sportive e potenti, posso affermare – con cognizione di causa – che la bici da corsa ha nella sua leggera e scarna essenzialità pretese molto più estreme della sua “cugina” a motore.
Oggi parleremo dell’acquisto alla bici da corsa.
Per chi è agli inizi consiglio l’acquisto di una bici usata che non costi molto e con la quale fare esperienza e capire le proprie esigenze. Optando per una vecchietta decorosa col suo telaio in alluminio, si possono spendere poche centinaia di euro. Se i pedali con i piedi bloccati spaventano, nulla vieta di montare le gabbiette, come quelle utilizzate in passato, dove infilare le punte dei piedi.
Superata la fase iniziale, e dopo aver ben focalizzato a quali sforzi ci si deve abituare, vale la pena di passare ad una bici più cara ma molto più performante.
Se uno non è più un ragazzo consiglio il telaio in carbonio, molto meno pesante di altri materiali e, inoltre, flessibile e più confortevole.
Con una bici leggera in ottimo stato e tarata sulle proprie dimensioni, con i piedi bloccati e i rapporti giusti (34/50 davanti – 12/30 dietro) si può avere un immediato miglioramento del 20-30% rispetto al muletto di partenza (di cui sopra).
Anche in questo caso, tra una bici in carbonio nuova – ma di qualità intermedia – ed una usata – ma di alta gamma – dopo aver controllato la provenienza e la percorrenza chilometrica,opterei per la bici di seconda mano.
Molti ciclisti cambiano bicicletta ogni due anni, quindi si possono trovare ottime occasioni. Le cifre per questo tipo di soluzione oscillano tra i 1.200 e 2.500 euro, a secondo dell’età della bici e equipaggiamento con cui è montata. L’importante è non scendere a compromessi con la taglia della bicicletta, ma comperare quella compatibile con le proprie dimensioni.
Se la spesa non è un problema, allora si può accarezzare qualunque sogno: oggetti impressionanti per leggerezza e dalle linee più performanti ed accattivanti. Ma entrando nello specifico la piramide si stringe in fretta e bisogna scegliere il modello adatto alle proprie esigenze. Si trovano carenatissime bici dai telai taglienti come lame, cerchi alti come una vela ma adatte soltanto per correre in pianura a tutta velocità. Ci sono nuove proposte col telaio in carbonio che nasconde uno snodo per renderle più elastiche e confortevoli: queste sono adatte a chi è stufo di prendere botte sul fondo schiena ma – con questo tipo di telaio – si perde qualcosa sul fronte leggerezza e reattività sullo scatto. Ci sono modelli con telaio in titanio, molto grigie e un po’ pesanti ma assolutamente indistruttibili. Così via dicendo…
Io ho optato per una bici costruita con la migliore fibra di carbonio, molto leggera, col telaio sloping, sufficientemente confortevole, adatta alle salite, reattiva in pianura e precisa in discesa.
Ottime ruote in lega a basso profilo e bande frenanti goffrate (fischiano un po’, ma nel contempo ti fermano in un baleno) e freni a pinza con doppio attacco al telaio.
Cambio a 11 rapporti, meccanico, con cassetta da 12 a 30 denti, due corone: una 50 e la compatta 34. Pedali Look in carbonio. Monto, sotto le scarpe, tacchette nere che si sganciano alla minima torsione del piede.
Mi sento un fiero principe sul mio bolide nero…fino a quando mi risveglio rospo, dopo essere stato sverniciato dal primo fenomeno di turno!
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