Una serie di ricerche condotte negli ultimi anni ha cercato di fare luce sulla questione e sugli impatti che i cambiamenti climatici hanno sugli ecosistemi da cui dipende la vita dei caribù (vedi la prima parte dell’articolo). Tra gli elementi emersi vi è la trasformazione degli incendi boschivi la cui frequenza, in Alaska, è raddoppiata rispetto a prima del 1990.
«Gli incendi fanno parte dell’ecosistema naturale del Nord boreale, ma quelli di oggi non sono uguali a 150 anni fa – spiega Rick Thoman, professore all’International Arctic Research Center dell’Università di Fairbanks (Alaska) ed esperto di clima e meteo –. All’inizio della primavera del 2022, il sud-ovest dell’Alaska era una delle poche aree dello Stato con un manto nevoso inferiore alla norma. Poi c’è stata una primavera molto calda, che ha letteralmente asciugato il terreno e ha permesso ai forti temporali di maggio e giugno di innescare la miccia. A questo – prosegue Thoman – aggiungiamo che una delle ulteriori conseguenze del riscaldamento globale è la maggiore disponibilità di combustibili naturali, ovvero di piante e alberi che bruciano più facilmente e che permettono l’esplodere di incendi sempre più intensi e frequenti che non si limitano a incenerire gli alberi e il sottobosco, ma consumano tutto, lasciandosi alle spalle un deserto di cenere».
Le reazioni a catena dei cambiamenti
Un simile scenario sta cambiando le abitudini alimentari e il comportamento dei caribù. Questi, infatti, sono soliti nutrirsi di licheni fruticosi, che si fissano al substrato e si ramificano come arbusti. Questi ultimi, tuttavia, crescono in foreste che hanno almeno 80 anni di età e per ricrescere dopo un incendio impiegano questo stesso arco di tempo. Meno licheni significa una ridotta disponibilità di cibo per i caribù che sono sempre più magri e si trovano costretti a cercare nuove aree di foraggiamento. In un futuro in cui gli incendi saranno più frequenti, questi nomadi del Nord potrebbero dunque trovarsi a coprire distanze sempre più lunghe, a viaggiare per migliaia di chilometri in cerca di cibo, allontanandosi dai luoghi in cui le popolazioni indigene che praticano la caccia di sussistenza sono abituate a cercarli. Un esempio ulteriore di come, in natura, tutto sia estremamente connesso e di come ogni impatto generi conseguenze a cascata anche laddove non ce lo aspetteremmo.
In Alaska e in Canada, inoltre, i cambiamenti climatici porteranno a nevicate più abbondanti in molte regioni, inducendo alcune femmine a dare alla luce i piccoli al di fuori dei luoghi sicuri in cui tradizionalmente si spingevano. Senza contare l’aumento del numero dei parassiti che, si ipotizza, contribuirà a influenzarne il comportamento e la capacità riproduttiva.
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