Nel 1973, Niko (Nikolaas) Tinbergen, biologo, etologo e ornitologo olandese viene insignito insieme ai colleghi Karl Von Frisch e il celebre Konrad Lorenz del premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina. La sua fama restò, però, oscurata rispetto a quella di una vera celebrità quale divenne Lorenz, che raggiunse come divulgatore livelli di popolarità planetari.
Scorrendo tuttavia le opere e gli studi condotti da Niko Tinbergen si percepisce quanta passione accompagnò i suoi studi all’inseguimento dei principi che regolano i comportamenti animali che schiusero al mondo le porte dell’etologia. E i gabbiani ebbero in tutto questo un ruolo da protagonisti!
Alla scoperta dei segreti dei gabbiani comuni
Niko nacque in Olanda nei primi anni del secolo scorso e dopo studi su vespe e altri uccelli costieri si dedicò ai gabbiani comuni.
Nel 1949 giunge in Gran Bretagna dove si insedia con una prestigiosa cattedra presso l’università di Oxford.
Ben presto sente l’esigenza di trasferire sul campo il suo desiderio di ricerca e dopo qualche piccola difficoltà l’ateneo inglese gli offre una Land Rover, delle tende e una roulotte, gli elementi del campo base che installerà nella Gran Bretagna settentrionale.
Per la curiosità di Niko la vita sociale dei gabbiani comuni era uno scrigno di segreti etologici da svelare e quelle terre, tra dune sabbiose e brezze marine, erano lo scenario che egli aveva cercato e sperato di trovare.
Tanti segnali da decifrare
La colonia di questi Laridi era organizzata secondo un ordine sociale che suggerì a Niko la possibilità di sviluppare svariate strade di ricerca.
Uno degli aspetti comportamentali che suggestionò il ricercatore di Oxford fu la grande irrequietezza degli individui di questa colonia, caratterizzata da una comunicazione sociale che necessitava di essere decriptata, tradotta e interpretata. Questo fu il volano entusiasmante che condusse Niko Tinbergen a mettere tutta la sua forza e volontà, intuendo di essere sulla strada giusta.
Le diverse tipologie di display (posture ed esibizioni) furono osservate con grande attenzione dall’etologo olandese e i suoi studenti, tanto che decifrarono un vasto e ampio panorama di posizioni che segnalavano diversi atteggiamenti, tutti correlati a una situazione particolare: i gabbiani possono avere atteggiamenti ostili verso altri individui o subirne direttamente.
Furono “catalogate” posture erette, richiami prolungati, posture inarcate.
Durante i richiami, i ricercatori osservarono che i gabbiani erano in grado di riconoscere le vocalizzazioni del partner anche in mezzo a decine e decine di individui. Era una prima dimostrazione della distinzione individuale delle vocalizzazioni!
Questi studi di Tinbergen sono talmente importanti da esser divenuti nel tempo autentiche pietre miliari dell’etologia cognitiva.
Attraverso osservazioni e note dettagliate, grandi etologi del passato dettarono alcune leggi comportamentali ancora oggi ritenute di grande correttezza e affidabilità.
La questione del cappuccio nero
Chi osserva in natura il gabbiano comune – che aldilà del nome è davvero il più facile da osservare in natura nel nostro Paese – saprà che in inverno e sino a primavera questo Laride evidenzia una vistosa maschera facciale nera, una sorta di cappuccio che lo contraddistingue da molti altri candidi gabbiani. Il team di ornitologi diretti da Tinbergen, studiando i gabbiani comuni, ipotizzarono che il colore del cappuccio nero potesse essere utilizzato da questi uccelli anche nelle dispute territoriali.
Un segnale capace di enfatizzare l’aggressività, intimidendo di fatto l’antagonista.
Per comprendere quali reazioni potesse stimolare questa mascherina nera dei gabbiani comuni, Tinbergen prese spunto da una precedente ricerca di Sir Julian Sorell Huxley che, attraverso dei manichini, aveva scoperto che questi non intimidivano i gabbiani e che il loro comportamento rimaneva naturale.
Testa scura e testa bianca
Il campo degli ornitologi diretti da Niko Tinbergen si trasformò in un laboratorio che costruiva gabbiani artificiali con il cappuccio nero e con il capo bianco candido per verificare le reazioni degli uccelli.
I risultati furono eclatanti ed evidenti. I gabbiani attaccavano entrambi i tipi di manichini, identificati nel loro territorio come potenziali intrusi, ma è significativo notare che i manichini bianchi ricevevano molte più beccate e speso venivano distrutti! L’etologo olandese si domandò a quel punto per quale motivo i gabbiani, esprimendo la loro territorialità, dessero vita a certe scelte. Attraverso una serie di esperimenti, il team di etologi riuscì a capire che i minori attacchi subiti dai manichini con la testa scura erano dovuti proprio all’azione di intimidazione di questa mascherina associata ai richiami e alle posture.
Il tempo necessario per comprendere l’importanza della funzionalità del colore della testa di questi splendidi uccelli non fece desistere Tinbergen dallo studiare altri comportamenti.
Oggi chi vuole riscoprire la grande passione di questo “padre” dell’etologia può farlo leggendo le sue fatiche letterarie ricche di spunti, informazioni, riflessioni; alcuni libri come “Naturalisti curiosi”, “Il comportamento sociale degli animali” o “Lo studio dell’istinto” costituiscono volumi di grande fascino che non dovrebbero mancare nella libreria di ogni appassionato di natura e di ornitologia!
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