I topi sono animali incredibilmente intelligenti, dotati di capacità di memorizzare, ragionare e utilizzare il pensiero logico.
È stato dimostrato addirittura, come questa specie riesca a rispondere alla lingua parlata e in particolar modo a riconoscere quando una persona familiare parla con loro.
Disprezzati nella cultura occidentale ma dotati di un cervello formidabile dunque. Ma quando bisogna trovare una scorciatoia invece, sono altrettanto ingegnosi?
Di fronte alla minaccia di un predatore l’istinto è sempre quello di fuggire, a volte però la paura può giocare brutti scherzi e far restare immobili davanti al pericolo.
Quando si scappa fra l’altro, non sempre nella fretta si sceglie la via giusta e quella più rapida. Gli animali, infatti, generalmente fanno affidamento sulla conoscenza di luoghi certi nell’ambiente per eseguire istintivamente rapide azioni di fuga dirette al riparo.
I topolini, molto astuti, riescono a scappare e a individuare in maniera veloce la via di fuga più sicura grazie a un meccanismo cerebrale.
La ricerca sulle azioni dei topi
Dietro questa notizia c’è uno studio, presentato sulla rivista Nature, realizzato dagli scienziati del Sainsbury Wellcome Center e della Gatsby Computational Neuroscience Unit dell’University College di Londra.
A guidare la squadra il Professor Tiago Branco, il quale ha notato nel cervello degli animali un legame fra la capacità di perseguire obiettivi spaziali e l’istintività nelle azioni.
I ricercatori hanno osservato come le due aree del cervello, la corteccia retrospleniale (RSP) e il collicolo superiore (SC), costruiscono una sorta di circuito che identifica la giusta direzione verso un potenziale rifugio. Questo spiega effettivamente, come i topi conoscono i luoghi più sicuri con il percorso più efficiente per correre al riparo, orientandosi con precisione.
«Se suonasse un allarme antincendio, le persone all’interno di un edificio saprebbero istintivamente come lasciare la stanza per mettersi in salvo, perché il cervello tiene traccia dell’uscita più vicina. Si tratta di un meccanismo inconscio e istintivo. Volevamo capire in che modo il cervello possa utilizzare informazioni spaziali così importanti per raggiungere una determinata posizione il più rapidamente possibile» ha evidenziato il Professor Branco.
Gli autori si sono avvalsi di elettrodi in miniatura, o sonde Neuropixels, per registrare contemporaneamente dalle due regioni del cervello di un modello murino, mentre facevano ascoltare un suono minaccioso.
«Abbiamo scoperto che l’RSP riesce a calcolare la traiettoria più efficace verso la destinazione selezionata, per poi inviare le informazioni necessarie all’SC, che stimola il movimento della testa del topolino. Quando abbiamo perturbato la connessione tra queste due regioni, gli animali si muovevano spaventati in direzioni casuali. A livello cellulare la connessione tra le due regioni è cablata in modo da sfruttare l’organizzazione locale dei neuroni. Il risultato è che le cellule corticali generano un urto localizzato di attività sulla rete SC che è molto simile all’ago di una bussola, puntando continuamente verso il rifugio mentre il topo esplora l’ambiente» hanno dichiarato gli autori.
Il circuito RSP-SC raffigura un percorso indispensabile per attivare quelle che sono le dinamiche di orientamento e sicurezza.
Per appurare i risultati, inoltre, gli esperti hanno incluso anche un secondo rifugio uguale ma con l’ingresso chiuso.
«Il nostro lavoro mostra come un rapido comportamento istintivo come fuga anti-predatoria possa essere dotato di flessibilità. La spinta alla fuga sembra innata, ma l’implementazione della fuga si basa su un segnala di memoria spaziale corticale che informa sulla posizione dell’obiettivo. Nei prossimi step cercheremo di capire come il cervello aggiorna le informazioni importanti, includendo anche studi comparativi su altre specie» ha affermato Dario Campagner, coautore dell’articolo.
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