Per proteggere e preservare la foca monaca, il WWF Italia ha stretto un accordo di collaborazione con il Gruppo Foca Monaca APS con l’obiettivo di promuovere la tutela della specie nel Mediterraneo. Nell’ambito di questo progetto di collaborazione, hanno appena concluso un ciclo di formazione per i soggetti istituzionali e privati che operano per la tutela della specie.
Questa fase sperimentale è stata un successo visto il numero dei partecipanti, oltre 360, appartenenti a 28 diversi enti tra cui centri sub, Guardia costiera ausiliaria, Carabinieri del dipartimento Biodiversità, Enti di conservazione e di Whale Watching, centri di recupero tartarughe marine e associazioni di pescatori, parchi nazionali/AMP e privati.
I workshop si sono svolti in presenza all’interno di oasi WWF (Orbetello in Toscana e Policoro in Basilicata) e dell’AMP di Portofino (presso Santa Margherita Ligure). In più, un workshop online svoltisi tutti tra febbraio e marzo, ha visto la partecipazione di esperti come Emanuele Coppola e Sofia Bonicalza, rispettivamente il presidente e la responsabile giovanile del Gruppo Foca Monaca APS.
Fra le varie competenze, i partecipanti hanno appreso come raccogliere il DNA ambientale (eDNA), necessario per acquisire dati essenziali per la protezione di questo pinnipede nel suo habitat naturale.
Grazie al metodo innovativo sviluppato dalla Professoressa Elena Valsecchi dell’Università di Milano Bicocca, la tecnica di raccolta del DNA ambientale, implementata nella campagna “Spot the Monk” del Gruppo Foca Monaca e dall’Università Bicocca, ha dimostrato di essere cruciale per individuare la presenza della foca monaca nel Mediterraneo.
La foca monaca nel Mediterraneo
Questo meraviglioso mammifero marino è l’unico pinnipede presente nel Mare Nostrum. Attualmente, la sua popolazione conta appena circa 800 individui stimati, il che la rende una delle specie più rare e vulnerabili del Mediterraneo. Le principali minacce provengono dalle attività umane, come la pesca indiscriminata, il bycatch (cattura accidentale negli attrezzi da pesca) e, in passato, la caccia diretta. La conoscenza delle sue abitudini e della sua presenza è il primo passo per difenderla.
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