Le continue reintroduzioni di animali in natura a fini venatori, però provenienti da allevamenti, e il fenomeno del randagismo di cani e gatti, stanno mettendo a dura prova la biodiversità della nostra fauna locale: gli adattamenti genetici e le peculiarità tipiche di molti nostri endemismi rischiano di sparire a causa dell’ibridazione che avviene dove selvatici e domestici, rinselvatichiti o reintrodotti, entrano in contatto.
Quando due specie simili, ma ormai molto diverse tra loro (come il cane e il lupo, il gatto domestico e quello selvatico), si incrociano e danno vita a ibridi fertili, succede che nelle popolazioni selvatiche cominciano a essere presenti tratti di DNA diversi, causati dagli incroci con le varianti domestiche.
Questi nuovi “mix” presentano, spesso, caratteristiche esterne che sono la prova inconfutabile di avvenute ibridazioni: ne sono un esempio gli speroni posteriori e il manto nero in alcuni lupi, o colorazioni nuove nella pelliccia di alcuni “presunti” gatti selvatici.
Il problema non risiede soltanto nelle anomalie fisiche: il vero guaio sta nelle mutazioni di geni che forniscono risposte fisiologiche all’ambiente.
I DNA delle popolazioni selvatiche presentano adattamenti dovuti, nel corso degli anni, al territorio in cui vivono.
Quando questi adattamenti vengono compromessi, o spariscono del tutto, le minacce per le popolazioni selvatiche sono rappresentate dalla sensibilità ad alcuni agenti esterni (i soggetti selvatici hanno un sistema immunitario che risponde diversamente a malattie, infezioni o altro rispetto a quelli domestici); dalla possibilità che venga compromesso per sempre il genoma unico e irripetibile dei selvatici presenti nelle nostre terre, portando le relative sottospecie all’estinzione.
Come affrontare il problema?
Nuove metodologie per il tracciamento dei geni, oggi, riescono a fornire quadri geografici più o meno chiari sulla distribuzione di tali ibridi.
L’obbiettivo è quello di monitorare e avere un quadro chiaro della situazione in modo tale da programmare piani di azione idonei per contenere il fenomeno dell’ibridazione e preservare le popolazioni non ancora intaccate da questo problema.
Consapevolezza e buonsenso
Sarebbe anche il caso di valutare la possibilità di controllare al meglio (e in alcuni casi anche di cessare del tutto) le reintroduzioni a scopo venatorio e limitare il fenomeno del randagismo. Infatti, una maggiore coscienza dei proprietari di cani e gatti e fondi per la sterilizzazione o rimozione di soggetti vaganti potrebbero sicuramente fornire un valido aiuto.
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