Nato ufficialmente il 9 luglio del 2011, dopo una guerra civile per l’indipendenza dai territori del Nord che è costata oltre 2 milioni di vittime e 3 milioni di sfollati, il Sud Sudan è il Paese più giovane del mondo.
E purtroppo è anche uno dei più tormentati, poiché la sua popolazione non hai mai trovato una pace vera. Anche negli ultimi anni, infatti, il Sud Sudan ha vissuto una crisi perenne, sopraffatto dai combattimenti armati tra l’esercito governativo e i ribelli e messo in ginocchio dalla carestia, dalle alluvioni e dalla mancanza cronica di cibo.
Secondo l’ultimo rapporto IPC registrato da Fao, Unicef e altri partner, 6,35 milioni di persone (il 54% della popolazione) sono a rischio insicurezza alimentare, “grave” nella maggior parte dei casi.
In mostra il cibo degli sfollati
Proprio il cibo è il filo conduttore della mostra fotografica “Sud Sudan. Un popolo in fuga”, che resterà aperta fino al 29 febbraio a Milano, presso “Oasi 2030” lo spazio gestito dall’Università di Pavia e dal WWF e dedicato ai temi dello sviluppo sostenibile.
La mostra, a ingresso gratuito, è dedicata agli scatti di Maria Sassi, docente di Economia e gestione del sistema agroindustriale.
Il progetto in partenza
La professoressa è un’esperta di temi legati all’insicurezza alimentare nell’area Sub-Sahariana e sta per tornare nel Paese africano.
«Il mio lavoro è straordinario. Mi porta dove gli eventi accadono – ha spiegato Maria Sassi – Per tre anni sarò in Sud Sudan come partner di un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e coordinato dall’organismo non governativo Vides.
Ho già svolto alcune missioni in Sud Sudan. In solitudine ho lasciato l’Italia per raggiungere il paese più giovane e tra i più poveri al mondo per studiarne le ragioni dell’insicurezza alimentare».
Priorità assoluta
Da tre anni la fame nel mondo è in crescita e ormai interessa oltre 800 milioni di persone, un dato dovuto in gran parte alla proliferazione di conflitti armati e agli effetti dei mutamenti climatici.
La priorità politica della comunità internazionale deve essere garantire la disponibilità di cibo anche alle popolazioni più vulnerabili come gli sfollati e realizzare l’obiettivo fissato dell’Agenda 2030, che mira a porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro questo decennio appena iniziato.
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