Nel corso dei secoli la figura di Leonardo da Vinci è stata circonfusa da un un’aura leggendaria. Oggi tutto ciò che lo riguarda è sinonimo di successo e in ogni angolo del mondo si formano code interminabili per ammirare le sue opere. In occasione di Expo 2015 Milano ospiterà una mostra sul genio fiorentino che ambisce a essere la più grande mai ideata in Italia. Attesa e già criticata in egual misura ancor prima di avere aperto i battenti (Vittorio Sgarbi, mesi fa, sulla questione era stato lapidario: «arriveranno solo disegnini»), l’esposizione sarà comunque un successo proprio per la fama universale di Leonardo.
Ma se si vuole vivere un’emozione davvero straordinaria, il mio consiglio a tutti coloro che si troveranno nei pressi di Milano nei prossimi mesi è di visitare il Parco Adda Nord per mettersi sulle tracce di Leonardo e osservare con i propri occhi gli stessi luoghi su cui si posò lo sguardo del grande artista.
Innanzitutto andate a Vaprio d’Adda con in mano una copia del disegno che raffigura un traghetto mentre attraversa il fiume con un carico di bestiame.
L’opera, databile tra il 1509 ed il 1511, oggi conservata nella Royal Library di Windsor, riproduce la confluenza del fiume Brembo nell’Adda oltre alla diga e l’opera di presa di una roggia ideata per irrigare il comprensorio circostante. Provenendo dal centro storico di Vaprio, fermatevi sull’altura prospiciente il fiume, da dove il maestro ritrasse la chiatta e il paesaggio prossimo: vi stupirete nel constatare che è sopravvissuta una certa corrispondenza tra quanto disegnato agli inizi del Cinquecento e il luogo odierno. L’occhio attento scorgerà il piano d’approdo, il ponticello a due archi, la diga immersa nell’acqua, l’opera di presa e la roggia, tutto quasi come era stato osservato da Leonardo.
Per vivere un’emozione ancora più forte risalite il fiume lungo la bellissima strada alzaia in direzione di Paderno d’Adda. Dopo Cornate, l’acqua scorre profondamente incassata fra alte muraglie irte di rupi pittoresche, speroni rocciosi e spaccature ricoperte da macchie e boschetti. È uno dei punti più belli di tutto il corso fluviale. Poco prima dell’incile del Naviglio, che guarda caso fu ipotizzato per primo dallo stesso Leonardo per consentire la navigazione ininterrotta da Lecco a Milano, fra le turbinose rapide fanno bella mostra di sé tre rocce, oggi in gran parte ricoperte dalla vegetazione. Questo scorcio, comunemente conosciuto come i Tre Corni (foto in alto), secondo l’interpretazione di numerosi studiosi e critici è stato richiamato nel fondale della Vergine delle Rocce. Sarebbe come dire che l’Adda, ogni giorno, guarda il mondo dalle sale del Louvre.
L’identificazione dei paesaggi di sfondo raffigurati da Leonardo da Vinci nei suoi capolavori universali ha sempre suscitato grande interesse e scalpore. Non si tratta di meri esercizi accademici, ma di studi che rivestono una rilevanza storico-artistica, poiché la critica è ormai concorde nel vedere nel disegno leonardesco la traduzione scientifica dell’immagine visiva, che non è più quindi un’impressione della realtà, ma una sua accurata documentazione. Insomma, Leonardo con ogni probabilità ha raffigurato immagini reali. Come in questo caso.
Durante i suoi due soggiorni milanesi, l’artista fu ospitato spesso a Vaprio d’Adda, nella villa di Girolamo Melzi, patrizio e capitano della milizia milanese nominato dal re, nonché padre di Francesco, che fu uno dei principali allievi del maestro. Nella villa del Melzi Leonardo godeva di protezione e sicurezza (non dimentichiamoci che erano anni tumultuosi). Lì disegnò il paesaggio fluviale, riordinò le sue carte e in cambio dell’ospitalità ricevuta progettò una nuova sistemazione dell’edificio, conferendole quel prospetto scenografico attuale, di gusto rinascimentale, elegantissimo nella sua lineare semplicità, dominante lo scenografico giardino che con ampi terrazzi panoramici digrada verso il naviglio Martesana e l’Adda. Un autentico angolo di Lombardia felix.
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