Il Gange diventa umano. L’alta corte di Uttarakhand ha riconosciuto al fiume adorato da milioni di fedeli Hindù gli stessi diritti di una persona fisica.
Chi danneggerà il fiume, quindi, andrà incontro alle stesse sanzioni previste dalla legge per per i reati contro la persona, con il rischio di incorrere in pesanti azioni legali.
Il provvedimento riguarda, inoltre, anche un altro importante corso d’acqua: il fiume Yamuna, affluente proprio del Gange.
Fiume sacro
Il fiume Gange, coi suoi 2.510 chilometri di lunghezza, è uno dei più lunghi del sub continente indiano.
Secondo la religione Indù il fiume è la personificazione della divinità Ganga. Il corso d’acqua gioca un ruolo centrale nella religione induista: ogni fedele dovrebbe, almeno una volta nella vita, compiere le abluzioni nel fiume. Inoltre, la religione Indù afferma che, effettuando il bagno nel fiume, si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza. E sempre nel Gange vengono disperse le ceneri dei defunti durante i rituali funebri.
Tutela contro l’inquinamento
Il Gange, infatti, è uno dei fiumi più inquinati del Pianeta. La analisi hanno rivelato presenze di metalli pesanti, batteri, composti chimici usati in agricoltura e rifiuti tossici. Da qui la necessità di una normativa più stringente che punisca chi inquina il corso d’acqua e tuteli gli abitanti che entrano in contatto con le acque contaminate.
Chi sarà colto in flagrante nel recare danno al fiume, d’ora in avanti, correrà il rischio di incappare in un’azione legale a meno che nel giro di 72 ore non sia in grado di porre rimedio al danno.
Il precedente in Nuova Zelanda
Il Gange e il suo affluente Yamuna non sono gli unici fiumi al mondo ad essere equiparati ad una persona. Il precedente arriva dalla Nuova Zeanda: qui il fiume Whanganui, di grande importanza per la popolazione maori, è considerato al pari di una persona.
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