Un tempo la politica si faceva nei comizi con interventi lunghi e accalorati. Poi sono arrivati gli slogan, frasi a effetto ripetute in modo ossessivo sui manifesti e nelle passerelle televisive. Ora la si fa a colpi di hashtag. L’ex premier Renzi è stato l’apripista, a cui sono seguiti molti epigoni.
Martedì scorso si è celebrata la prima edizione della Giornata del Paesaggio pubblicizzata dalla campagna social #paesaggioitaliano andata inonda sulle reti Rai. In una nota diffusa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si legge che «la tutela del Paesaggio e la memoria storica costituiscono valori culturali essenziali per uno sviluppo consapevole del territorio».
Accidenti, parole importanti! Peccato che la realtà quotidiana ci offre uno spaccato dell’Italia ben differente. Lo stesso paesaggio a cui si è scelto di dedicare una giornata è offeso, deturpato e svilito con costanza indefessa.
Il consumo di suolo, che è la più grande emergenza ambientale dalla quale discendono gli altri disastri, avanza senza soste. Ci ha pensato Coldiretti a ricordare che Il paesaggio italiano dipende in gran parte dall’agricoltura (copre il 55% del territorio), eppure gli ultimi 25 anni la superficie agricola utilizzabile si è ridotta di oltre un quarto.
Negli ultimi 25 anni! – avete letto bene. Ora in molti si strappano le vesti per la deturpante cementificazione che ha investito il nostro Paese negli anni Cinquanta e Sessanta. Dimenticando o fingendo di non accorgersi che il fenomeno non si è mai arrestato. Nonostante i periodi di recessione che si sono susseguiti dagli anni Settanta fino ai giorni nostri, si è continuato a costruire case, strade e nuovi paesi interi.
Perfino fra il 2008 e il 2013, negli anni più neri della crisi recente, molte città grandi e piccole hanno divorato ettari di suolo: 45 al giorno secondo i dati ufficiali Istat.
La difesa della natura e del paesaggio dovrebbe essere al centro del dibattito in un Paese come il nostro, così unico, fragile e prezioso. Invece è solo lo sfondo di tragedie, consumate o scampate, o lo spunto di giornate inutili. Puntellate di hashtag.
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