“Perchè tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
La Natura ne è ben consapevole, è resiliente. Migra, muta, cambia abitudini.
Per mantenere il proprio equilibrio non resiste, si adatta.
Ed è proprio da acque calde come quelle della Sicilia del Gattopardo che proviene il protagonista del video.
Giorni fa, durante un’ immersione su una secca di fronte all’isola di Molara, nell’Area Marina Protetta di Tavolara, ho visto con la coda dell’occhio un pesce dai colori sgargianti, che nuotava in modo buffo, usando solo le pinne pettorali.
Inizialmente ho pensato fosse un tordo, poi ho notato la bocca dai denti robusti, saldati l’uno all’altro, simili a un becco.
Era un pesce pappagallo del Mediterraneo, detto anche scaro – Sparisoma cretense – appartenente alla famiglia degli Scaridi.
Livrea rosso brillante e nuoto frenetico, pareva proprio un pesce tropicale in corrente, ma non mi sono fatta ingannare dalle apparenze.
Il pesce pappagallo del Mediterraneo non è una specie “aliena”, è autoctono del Mediterraneo sin dai tempi antichi.
Varie fonti storiche e fossili che ne confermano la presenza nel Mar Egeo e lungo le coste dell’Asia Minore.
Fino agli anni ’90 era diffuso solo nelle acque più calde del Mediterraneo orientale e meridionale, oggi è presente anche più a nord, in Adriatico meridionale e centrale, nel Tirreno e nel mar Ligure.
La recente diffusione dello Sparisoma cretense in quasi tutto il Mare Nostrum testimonia i mutamenti climatici in corso.
È avvenuta per effetto della meridionalizzazione del Mediterraneo, fenomeno per cui specie marine tipiche del bacino meridionale si spostano verso nord, insediandosi.
Altri pesci mediterranei che stanno migrando verso nord sono i barracuda Sphyraena viridensis, la donzella pavonina e il sarago faraone.
Nei mari tropicali i pesci pappagallo sono numerosi, hanno livree dai colori sgargianti, perfettamente accostati tra loro. Sembrano dipinti nel blu.
Li ho osservati di notte, mentre dormivano negli anfratti del reef, avvolti dalla bolla protettiva che producono con la bocca: una pellicola di muco trasparente che impedisce ai predatori di individuarli e agisce da sistema di allarme in caso di attacco.
Il video dell’incontro con il pesce pappagallo
Maschio e femmina di pesce pappagallo mediterraneo hanno colori diversi tra loro e sono ben distinguibili.
Il dimorfismo sessuale di questa specie è in controtendenza: al contrario della maggioranza dei pesci, è la femmina, non il maschio, ad attirare l’attenzione.
Come si può notare nel video, gli esemplari femmina hanno una colorazione appariscente, rosso intenso, con una macchia gialla sulla coda, e una una grigia sopra le pinne pettorali.
I maschi invece hanno una livrea dai toni più discreti e uniformi, grigio-azzurra, con il ventre più chiaro.
Lo Sparisoma cretense può raggiungere i 50 cm di lunghezza, vive in acque poco fonde, su fondali rocciosi e praterie di Posidonia.
Si nutre di piccoli invertebrati e alghe, che raschia incessantemente dalle rocce con la potente dentatura.
È diventato un diretto concorrente della donzella e del pesce serrano, a cui sottrae nutrimento.
Il video mostra un semplice incontro con un pesce vispo e colorato, ma visto da prospettiva più ampia assume un significato diverso.
Non avevo mai filmato un pesce pappagallo nell’AMP di Tavolara. Sta conquistando nuovi territori perché si sono create condizione favorevoli.
Il Mediterraneo sta cambiando sotto in nostri occhi, il processo è in atto e minaccia ecosistemi e economia.
Da sempre il pianeta subisce trasformazioni fisiologiche, ma nei secoli l’impatto dell’uomo è diventato più incisivo.
Sono tanti i nemici del mare: inquinamento, pesca non sostenibile, sviluppo delle coste, innalzamento della temperatura dell’ acqua.
Secondo un dossier del WWF del 2021: “Nel Mediterraneo le temperature stanno aumentando il 20% più velocemente rispetto alla media globale. Ciò sta già avendo gravi e concrete conseguenze in tutto il bacino, destinate ad aumentare nei decenni a venire, con un innalzamento del livello del mare che potrebbe superare il metro entro il 2100, con impatti su un terzo della popolazione della regione”.
La scienza si è espressa: è di fondamentale importanza investire nella ricerca e potenziare le aree di tutela marina.
La rete di aree marine protette italiane, che attualmente comprende circa il 10% del territorio nazionale, dovrebbe diventare il 30% entro il 2030.
Globalmente, durante il congresso mondiale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) del 2016, 170 Paesi, tra cui l’Italia, si sono impegnati a proteggere almeno il 30% degli ecosistemi marini entro il 2030.
Dallo scorso anno l’Area Marina Protetta di Tavolara aderisce a Marine Protected Area Engage, un progetto sinergico che coinvolge varie aree marine protette e chi le vive, subacquei, pescatori ricreativi, amministrazione locali, coniugando tutela, monitoraggio e ricerca. I cittadini possono dare il loro contributo raccogliendo e condividendo informazioni utili con i ricercatori.
Saprà l’uomo consentire alla natura di ripristinare il proprio equilibrio?
Bibliografia
“Il mare com’era”, a cura di: R. Gertwagen, S. Raicevich, T. Fortibuoni, O. Giovanardi
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