Impegnata in una battuta di caccia, una lontra emerge in superficie con una grossa preda in bocca, presumibilmente una carpa. È l’emozionante scena che si può ammirare nel video girato da Remo Bartolomei nell’Oasi WWF del Pantano di Pignola, vicino a Potenza. Immagini che arrivano pochi giorni altre riprese fatte nell’Oasi di Persano, nel fiume Sele, in Campania in cui era stato immortalato un altro esemplare.
Popolazione in ripresa nel Sud Italia
Questo raro mammifero per sopravvivere ha bisogno di fiumi, laghi e stagni dalle acque pulite, anzi, ecologicamente parlando, “cristalline”. E da questo punto di vista le Oasi del WWF si confermano un rifugio fondamentale per la popolazione italiana di lontra, concentrata in gran parte nelle regioni meridionali. Le ultime stime parlano di una popolazione complessiva tra i 600 e gli 800 individui e la Natura insegna che, quando non si supera il migliaio, il rischio di estinzione è ben presente.
“La lontra nell’Oasi di Pignola – così come quelle di Persano e delle Grotte del Bussento nel Cilento, altra oasi WWF – dice Antonio Canu, Presidente di WWF Oasi – è la dimostrazione che se questo animale, particolarmente diffidente ed elusivo, si sente tranquillo e al sicuro, si lascia ammirare. Sono immagini spettacolari, uniche per l’Italia”.
Il valore strategico delle oasi
Diventa ora prioritario continuare l’azione di tutela degli ambienti frequentati da questo splendido animale, indicatore ecologico per eccellenza della salute delle acque interne. Le Oasi del WWF sono roccaforti importanti e insostituibili non soltanto per quanto riguarda le lontre ma anche per molti altri animali, e sono punti di riferimento strategici a livello nazionale anche nelle attività di sensibilizzazione e di monitoraggio sulle varie specie. Hanno, per esempio, contribuito a salvare il cervo sardo, nell’Oasi di Monte Arcosu, in Sardegna, o a mantenere nuclei di popolazioni vulnerabili, come nel caso della gallina prataiola in quella delle Steppe, sempre in Sardegna, o della pernice bianca in Valtrigona, Trentino. E poi, ancora, nell’ex oasi di Lama dei Peligni, oggi Parco nazionale della Majella, hanno consentito di reintrodurre il camoscio appenninico, mentre nell’Oasi di Orbetello e nella palude salmastra di Orti Bottagone ospitano buona parte della popolazione nidificante di falco pescatore. Infine, le Oasi del WWF, in particolare quelle appenniniche, hanno aiutato contribuito al ritorno del lupo e a dare rifugio a molte specie di anfibi, tra cui specie in netto declino.
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